mercoledì 27 gennaio 2010

Prima di contare, parla fino a 10

Sottotitolo:
Saggio breve sull'importanza dei numeri e sul far di conto.

Tesi:
Ci si indegna di fronte al mancato uso del congiuntivo ma nessuno spende una parola sul fatto che l'85% della popolazione deve usare una macchinetta per contare quante scatole ci sono in una confezione da 3X4.

Antitesi:
Non pervenuta.

Confutazione dell'antitesi [ovvero tocca di nuovo a me]:
Non usate le macchinette. Le macchinette sono il male.

Lo svolgimento un altro giorno.

Bonus:

martedì 19 gennaio 2010

La teoria della troppa intelligenza

Ecco, io ora vorrei spezzare una lancia (#24) a favore del mio intelletto, giusto per non passare per l'idiota di turno ogni volta che.

Il mio apparente, perchè tale è, apparente, non effettivo o concreto, apparente, che appare ma che invece non è, ecco, il mio apparente problema è che spesso non capisco i libri o i film. La fine soprattutto. Diciamo che apparentemente, e non voglio soffermarmi oltre sull'importanza di questo avverbio, apparentemente non riesco a collegare alcune scene o a coglierne la relazione o. Ma spesso eh.

Ecco, quello che voglio dire io è che questo, chiamiamolo inconveniente, questo inconveniente non è dovuto al fatto che non ci arrivo ma, anzi, al fatto che sono troppo avanti. E qui, chi ha le mia capacità ovviamente non ha colto il punto, ma chi ci arriva un po' meno magari ha già capito.
Il punto è che la mia intelligenza mi porta ad esplorare scenari che le altre menti, pat pat, non possono neanche immaginare (cit.); se un film narra una storia che per finire come finisce presuppone una penultima scena da intuire (statemi dietro eh), diciamo, ecco, io mi creo dodici pre-finali che possono "fittare" il finale del film [ho già detto che l'italiano necessita di un verbo come questo? credo di si. Ma non lo dirò mai abbastanza. Da to fit comunque.]; dicevo, dodici pre-finali eccetera, e avendo io a disposizione dodici possibili scelte contro la sola delle altre [pat pat] menti, a volte mi trovo in difficoltà nell'interpretare quale delle dodici il regista ha effettivamente messo in atto. Regista che spesso ha una mente pat-pat, visto che le altre menti pat-pat spesso indovinano.

Ecco, solo per esprimere una volta in più la mia superiorità intellettuale, anche e soprattutto quando sembro idiota.
Ah, è sempre bello quando l'intelligenza si accoppia con l'umiltà e si concretizza in un'unica persona.
Grazie pubblico.

Comunque.

venerdì 15 gennaio 2010

Gli scacchisti son tutti matti

In fretta e furia ma questa merita tutta.

Entro in un'aula che essendo libera si era trasformata in aula studio/svago.
Sulla cattedra c'erano due matematici che stavano giocando a scacchi. Bello.
Scacchiera semi-vuota, diciamo che meta' pezzi avevano gia' detto la loro e si erano messi in disparte. Diciamo che saran stati li da un tre quarti d'ora.

E niente, la partita prosegue in un sacrale silenzio, ogni tanto alzo gli occhi per gustarmi un po' la scena; l'atmosfera ne guadagna ed e' senza dubbio affascinante.
Ecco, passa circa un'ora che si sente un "aaah" da parte del sconfitto, a decretare la vittoria dell'avversario. Breve scambio di battute e stretta di mano a sugellare la fine del match e.

- "La rivediamo?"

BOOM.

Hanno ripercorso la partita in 16x o 32x, ogni tanto uno muoveva anche i pezzi dell'altro se questo non si ricordava, ogni tanto si fermavano con un
- "Ecco vedi, qui avevo anche pensato di fare cosi', ma poi c'era questo e quest'altro"
- "Eh si, poi avrei fatto cosi' e cosi' e..."
Avanzavano un po' con le mosse per confermare che la scelta era sbagliata e tornavano ad una situazione che rispecchiasse uno stato della partita.
E via cosi' fino allo scacco matto finale.

Cinque minuti di assoluta follia; sono ancora troppo scosso per poter commentare adeguatamente.
Comunque.
Comunque?!
Eh si, comunque.

domenica 10 gennaio 2010

Che ti fa passar la voglia di suonare

Che ok, che veloce e' piu' facile che lenta e questa e' troppo veloce, e ok, non e' pulitissima, che ok, magari la sapete fare anche meglio, ok.
Ma quando parte con l'improvvisazione, provate a ripetervi che sto bimbo ha 10 anni.
Che se io a 10 anni suonavo cosi' mica lo aprivo sto blog a sta ora.



Comunque.

lunedì 4 gennaio 2010

Quando hai sempre creduto che fosse uno a fare quella cosa e invece era un altro...

...poi quando lo scopri ci resti male. Ma male male.

Prendete la mia situazione. Io ho un album preferito, Latenight - Live at the Blue Note di Dave Brubeck. E scusa se e' poco [e' il sottotitolo].
Questo Dave Brubeck spesso suona col suo Dave Brubeck Quartet, che poi sta mania di chiamarli Quartet con davanti il nome di uno proprio non la capisco. Voglio dire, gli altri tre mica son buzzurri che stanno ancora imparando a suonare, sono dei musicisti da Hall of Fame. Mi domando sempre come possano accettare sti nomi.

- We, stavo pensando al titolo del gruppo. Voi che dite?
- Mah, io pensavo ad un "I pescecani", perche' tutti e quattro siamo aggressivi.
- Beh, bello. Io pero' pensavo a "Gli scavalcatori", perche' tutti e quattro andiamo oltre.
- Io invece pensavo Dave Brubeck. Toh, aggiungiamoci un Quartet perche' tutti e quattro siamo in quattro.

Bah, proprio non me ne capacito. Che poi, infatti, spesso gli altri tre si staccano e si fanno un loro Quartet. Col loro nome. Mah.

Comunque, dicevo, anche sto album l'ha suonato col suo Quartet, che storicamente comprendeva, tra gli altri, Paul "se nascevi nero Charlie Parker ti portava il sax" Desmond. Serve dire che quest'ometto e' una fabbrica di emozioni in piena regola? Serve. Diciamolo. L'ho detto.

Ecco, a questo punto, ed era pure ora, arriva il misfatto. Io ho sempre creduto che l'autore di tutte quelle improvvisazioni fosse niente meno che Paul "smooth e' l'anagramma del mio nome" Desmond, eqquindi gli avevo dedicato una piazza al centro della mia mente. Non proprio al centro, a sud di piazza Del Piero per capirsi. Vabe, dicevo, e cosa mi scopro ieri? Ieri in un momento di boh, ho scoperto che in realta' non e' lui che suona il sax [ARGH] ma un qualunque Bobby Militello. Che, per carita', resta bravo e si rifa' in tutto e per tutto al suo stile, suo di Paul "non sono Bobby" Desmond, ma non sono la stessa persona. Non lo sono, capite? Cioe', no.

Voi come vi sentireste? No dico, voi come vi sentireste? A scoprire che il vostro eroe, quello che vi fa sognare ogni volta che lo ascoltate, in questo caso, in realta' non e' lui? Eh? Cioe', eh?

Ecco, pure io.
E' un colpo troppo grande. Credo che alla fine in quell'album, per me, suonera' sempre Paul " * " Desmond.

Comunque.

domenica 3 gennaio 2010

Casualita' premeditata

La modalita' random/shuffle che sceglie le canzoni perfette. Casuale per un attimo, ma indubbiamente pianificato nel tempo.