domenica 30 agosto 2009

Creo entropia per combatterla

Nel boschetto della mia fantasia il termine entropia trova il suo corrispondente reale nella mia camera. Come molti, del resto (#10) (se vi chiedete perche' 10 e non 6, e' colpa di questo omino qui, che mi manda su il conto).
Dicevo, a pensarci bene, non ho mai sentito nessuno elogiare l'ordine della propria camera, mentre invece In camera mia neanche si passa e' una frase che spunta sempre, se si affronta l'argomento. Direi quasi doverosa, che un discorso sul disordine non vale se prima o poi non appare sta frase qui.

Comunque, quello che invece oggi posso dire di orginale e' che nel boschetto della mia camera ci sta un sentiero, ora. Gia', ho eseguito quella che gli esperti chiamano Procedura d'ordinamento domenicale, o manovra Cranhposky, come la chiamo io. In effetti chiamo manovra Cranhposky qualsiasi cosa che si discosti leggermente dall'ordinario, ma tant'e'.

Comunque la differenza a questo punto e' notevole: ora se mi guardo intorno vedo intorno.

Uhm, noto pero' che ho ancora un stampante che non uso, che mi occupa mezza scrivania. E poi c'e' quel foglietto li a sinistra, attaccato al mobile, con gli orari del primo trimestre di due anni fa, non credo mi serva ancora. E vabe, questo libretto e questo foglio devo portarli via, intanto li metto sopra qui. Echediaminecipoice
simaquellodovelometAIUTO!
Uff, ecco qua, ora e' a posto. Fino a stasera dovrebbe resistere. Inguaribile ottimista.

E che non vi ho detto della faticaccia per trovare le colonne sonore adatte a questa manovra Cranhposky. Dovrebbe essere catalogato come lavoro usurante.

Comunque.

giovedì 27 agosto 2009

Cluster one

Son cose che si fan fatica a spiegare, anche a se stessi.

Insomma, io lo so che The dark side of the moon e' piu' bello di The division bell, lo so perche' mi piace di piu', cioe', se dovessi scegliere l'album piu' bello tra i due, sceglierei il primo. Eppure se devo scegliere quale ascoltare, faccio partire Cluster one senza neanche pensarci.
Che poi, a pensarci, ogni volta me lo chiedo, perche' scelgo l'album che mi piace meno.

Io una risposta a questa cosa qui ce l'avrei, ma non so mica se vale. Io quest'album qui l'ho ascoltato tantissime volte, da bambino, quando nei viaggi lunghi mio papa' metteva su la cassetta, per 2-3 volte di fila. E quindi io non e' che ci abbia dei ricordi, perche' ero un bambino, pero' son comunque suoni che ti ricordano l'infanzia, o che riconosci come tuoi. Ecco, direi piu' che sono musiche che riconosci come tue.
E' che non funziona, questo motivo qui. Che se fosse solo cosi', allora mi piacerebbe semplicemente di piu' quest'altro album, e invece no, mi piace di piu' quell'altro.

E niente, questa cosa mi manda in confusione ogni volta, ma poi arriva sempre la traccia due, e mi ricordo che non me ne frega niente, di questi pensieri qua.
Che a me piace quello che mi piace.
E se non sta bene, c'e' solo una soluzione: What do you want from me?

Comunque.

mercoledì 26 agosto 2009

Thesis ad finendum est

Connecting SMTP... done.
Sending EHLO... done.
Sending... (145KB/829KB) / (341KB/829KB) / (578KB/829KB) / (711KB/829KB) done.
Closing...
Message sent.

Now it's up to you, dear Professoressa.
I don't care anymore, 'till your next move.

Anyway/However.

domenica 23 agosto 2009

Ma che caldo e'?

Ci provano gli esperti, e quindi ci provo anch'io a definire sto caldo.
Senza approfondire troppo, ma soprattutto evitando le banalita', direi che e' un caldo:

Apocalittico.
Barbarico.
Cerantolesco.
D'obbligo.
Entropico.
Fine a se stesso.
Gravoso.
comequellodiunasaunadiunHotel. (o Hasfissiante.)
Illegale.
LaPalissiano.
Maschio.
Nostradamico.
Oltraggioso.
Pampano.
Quadratico.
Retto.
Supercalifragilistichespiralidoso.
Trasposto.
Udibile.
Vistoso.
Zuzzerellone.

Insomma, ne ha per tutti, sto caldo qui.
Comunque.

giovedì 20 agosto 2009

L'abito fa il genio

Ieri mia sorella e' tornata da Boston. Boston, nel Massachusets, che sta a significare solo una cosa: il MIT. O l'MIT, che dir si voglia.
Obbligatorio quindi che mi portasse a casa un souvenir dal tempio dei nerd. E infatti, son due.

La busta uno e' la tanto attesa magliettina con la scritta MIT che campeggia altezza pettorali, che, considerando che chi la porta solitamente non ha pettorali, e' rivestita di marmo, pare.
La busta due son delle matite, con il logo e la scritta MIT.

Ora, le matite erano quattro, una la do a mia sorella, ci sta, una la tengo per ricordo, ci sta, e le altre due le uso, no?
Ecco, io imprudentemente ho commesso l'errore di fare la punta ad una matita ed usarla. Avete presente il film The Mask? Uguale uguale.
Che ogni volta che la prendo in mano, e comincio a prendere appunti di qualcosa, mi sento un genio. Mi vien quasi voglia di mettermi seriamente a studiare, ecco.

Ora sono un po' spaventato. Non so se avro' il coraggio di mettermi la maglietta.

Comunque.

martedì 18 agosto 2009

Gli eroi son tutti giovani e belli

E io giovane lo sono. E oggi mi son sentito un eroe.

Oggi escursione in montagna, ma questo e' marginale. Non sto qui a raccontare che e' stata probabilmente la piu' bella che abbia mai fatto, con 300mt (di dislivello) iniziali tra roccia e torrente, con altri 500mt in un paesaggio lunare con il sole che ci inseguiva, con i restanti 200mt su una parete senza corda (un cerbiatto, sembravo), con nemmeno una nuvola in cima, che ovunque ti girassi vedevi montagne. Threesixty. Favolose. Con il primo pezzo di discesa a buttarsi giu' per il ghiaione, con due ore di saliscendi in mezzo al bosco per completare il giro.

Non staro' a raccontarvi tutto questo, perche' non lo renderei, ma soprattutto perche' vi devo raccontare che il giro finiva a 2km da dove avevamo lasciato la macchina, e qualcuno doveva pure andarla a prendere.
Dopo sei ore di cammino.

Ora, fossero stati altri due km durante il percorso, in mezzo al bosco magari, neanche ci facevamo caso, ma li no. Perche' quando compi quell'ultimo passo che dal sentiero ti porta alla strada asfaltata e' finita, si instaura un meccanismo nella tua mente che ti dice che non ce n'e' piu', che e' tutto finito, che sei stato bravo, che ti meriti il riposo.
Ecco.

Ma qualcuno doveva andare a prendere la macchina, e io in quel momento ero un eroe. Due chilometri, piu' gagliardi che scarsi, sulla strada asfaltata, di corsa.
Di corsa perche' gli eroi non camminano.

E non sto a raccontarvi che era discesa, perche' sono un eroe. Giovane e .

Comunque.

sabato 15 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 4: la montagna

Mercoledi' sera, mio papa' mi annuncia che l'indomani e' il giorno buono per andare a raggiungere quella maledetta croce, a 2058 metri, che da qualche anno ormai ci sbeffeggia. Diciamo che non abbiamo mai avuto l'occasione di andarci, ecco.
Li' per li' (#5), non so perche', non avevo neanche badato piu' di tanto alla frase Viene anche un tipo qua del posto, perche' il sentiero e' difficile da prendere.
Errore.

Giovedi mattina, ore 6.15, rampante, gia' fatto colazione, non vedo l'ora di uscire a guadagnarmi il panorama. Errore.

Questo tipo del posto era un vecchietto di 72 anni, che del posto non era perche' veniva da Mestre, e che nel tragitto in macchina per arrivare sotto il monte, vantava il suo curriculum da sherpa. Se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che si vantano.

Partiamo, e dopo 5 (e dico 5) minuti, l'ometto comincia a farci notare che la strada tira, che adesso si fa fatica, ma dopo e' anche peggio. Basta uno scambio d'occhiate con mio padre, per capire che non era una mia impressione che in realta' per ora era semplice.
Dieci minuti dopo, la nostra guida scorge un masso sul sentiero, e ne approffitta per chiamare una pausa, che Domenica prossima devo fare la corsa in montagna, non voglio tirarmi il collo oggi. Ribrezzo. Punto uno, perche' non si fanno pause in montagna!, soprattutto non dopo 15 minuti. Punto due, perche' se non ti vuoi tirare il collo (dammit) stattene a casa. Che poi, se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che fanno le pause in montagna.

E niente, dopo qualche minuto si riparte, sempre con sta macchinetta spara parole. Sembrava non esistessero i punti nella sua mente. Voglio dire, faceva un discorso, lo argomentava, lo chiudeva, e quando qualsiasi persona razionale pensava Ecco, qui ci sta il punto, no, lui metteva una virgola, una congiunzione (che tra l'altro non andrebbe preceduta da virgola, ma tant'e') e ne cominciava un'altro, di discorso. In montagna, dove la parte bella e' farsi avvolgere dai rumori della natura o rintanarsi nel silenzio. Che se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che parlano quando non si dovrebbe.

E insomma, questa tortura dura ancora altre due ore, fino a quando, gia' arrivati in cima, mio papa' e' costretto a scendere di 100 metri per andare a prendere lo sherpa che si era bloccato. Unica pausa quando decido di avventurarmi da solo verso un avvallamento, che sembrava panoramico, ma che panoramico non era. Dieci minuti dove posso finalmente accelerare il passo e soprattutto godere della quiete.

A voler coronare il tutto, arriviamo in cima e, ta-dah: nuvole. Ora, il bello di solito e' arrivare in cima, fare l'ultimo passo, e spalancare la bocca di fronte al panorama che spunta. Nuvole, non si vedeva altro che nuvole.

A dover coronare il tutto, per scendere ci sarebbe stato il piu' invitante dei ghiaioni, di quelli che ti fai trasportare, che ti porti dietro mezza montagna e in 5 minuti sei a valle, di quelli da levarsi lo zaino e usarlo come bob. Ma, ovviamente, avevamo uno sherpa da guidare verso casa. Che se c'e' una cosa che non sopporto, e' quel vecchietto.

Per coronare, infine, il tutto, nei metri finali colgo una parte del discorso che l'ometto stava concludendo tra se e se, ad alta voce, dalla cima della montagna. Mi sembra fosse qualcosa come Eh si, perche' a Venezia son tutti comunisti.
Ah ecco, volevo ben dire.

E con questa perla chiudo la serie dei post dedicati alla mia meravigliosa settimana di vacanza, che a voler/dover/per, infine, essere sinceri, meravigliosa lo e' stata, tutto sommato. Ma senza fare i conti precisi, eh.

Comunque.

martedì 11 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 2: la tv

Di solito non ne guardo molta, ma comunque ne guardo. Sara' che la maggiorparte delle volte guardo le partite, dove c'e' poca pubblicita', ma davvero, non mi ero mai reso conto di quanto fastidiose potessero essere quelle relative ai cellulari.
Mi scappa ancora adesso un ARGH.

Avevamo una piccola tv li in montagna, addirittura con il satellite che prendeva i 6 canali principali. E in piu' rete4. Il sesto canale, per chi fosse in dubbio, era raiSportSat. Lo so, non e' tra i primi 6, ma Sportitalia non prendeva proprio.

Comunque, mancando internet, era il mio unico mezzo di informazione, visto che il giornale lo leggo solo se ha le pagine rosa.
E niente, praticamente si guardavano i tg, non molto di piu', ma era davvero impressionante quante volte la pubblicita' con Scarica la tua suoneria! fosse presente in qualsiasi palinsesto. Che gia' la prima volta fa cagare, figuriamoci dopo 3 volte in 20 minuti.
Ovviamente ogni volta che partiva, mio padre non si asteneva dall'asserire quella che era diventata la scoperta dell'estate: Ma hai letto sotto? Cinque euro a settimana per sta suoneria, ma chi e' che va a dargli quei soldi? Ma e' assurdo.
Con piccole variazioni, ma il tema principale era questo.

Tuttavia, nella classifica delle cose fastidiose, le suonerie sono dietro a quello che definirei l'apoteosi dell'ignoranza: il superenalotto. Non c'era tg che non esaltasse lo straordinario jackpot, qualcuno addirittura lo metteva davanti all'editto bulgaro del Cavalier Berlusconi contro rai3.

Che poi, la cosa che piu' mi dava fastidio, era sentire gli inviati (che poi, cosa invii uno per il superenalotto? Mica e' in Afghanistan!) che pronunciavano una frase tipo Incredibilmente neppure oggi nessun 6. Ma, diavolo, le probabilita' saranno state le stesse del giorno prima!, giocata piu' giocata meno. Voglio dire, non e' che se io punto su un jackpot di 100 milioni ho piu' probabilita' che su uno di 10 euro. Ecco, tutto cio' sconvolgeva la mia razionalita'.

Tuttavia (e due), al gradino piu' alto del podio TvFastidio delle vacanze, c'erano le partite non trasmesse dal satellite. In particolare venerdi sera, juventus-valencia, ore 20.30, rai1. Al pomeriggio prendo birra e pistacchi: e' la serata perfetta. Ore 20.15, mi sintonizzo, trovo la posizione e, stoico, subisco la pubblicita' delle suonerie con un sorriso da AZdent; Nemmeno tu mi puoi scalfire questa sera, penso tra me e me.
Ore 20.32, parte la sigla di raiSport. SI, attesa finita. Riguadagno la posizione comoda in cui gia' ero, quasi a volermi assicurare che nessuno si sia seduto sotto di me.
Ore 20.32, silenzio, nero. Schermo nero, vuoto.
Ore 20.34, mio papa' profana pericolosamente il silenzio che ci aveva avvolto, con un Ah si, avevo letto che sul satellite di sky non mandano piu' i canali della rai.

Si e' passati inevitabilmente alla tv classica, quella che si prende in montagna.
Mi son guardato la partita piu' brutta degli ultimi dieci anni juventini, con le righe verdi del campo che si rincorrevano in verticale, e con l'audio che spesso sembrava un Sandro Ciotti d'annata, tanto gracchiava. Il che era anche positivo, visto che a commentare c'era l'amatissimo Bagni.

E poi non venite a chiedermi perche' guardo poca tv.

Comunque.
Comunqueuncazzo,miharovinatolevacanze!

lunedì 10 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 3: la chitarra

Si, manca il capitolo due, ma non avevo proprio voglia di scrivere della tv in questo momento. Sto finendo il libro di Volo, c'e' ancora il profumo della pioggia, e oggi e' il 10 Agosto aka notte delle stelle. Non mi andava proprio di scrivere della tv.

Allora, dato che il pianoforte in macchina non ci stava, e il mio nuovo strumento preferito, il basso, avrei dovuto suonarlo con le cuffie per non disturbare eventuali vicini, ho deciso di portarmi la chitarra in vacanza. E ho deciso di scrivere al presente, che scrivere tutto con l'imperfetto mi da sui nervi.

Comunque, con la chitarra c'ho sempre avuto un rapporto un po' strano. So fare la maggiorparte degli accordi, ma molti mi riescono male, e quando devo fare i barre' ci metto una vita a cambiare. Di solito la prendo in mano per fare le solite canzoni, quelle che so, che mi piace cantare. Oppure la prendo in mano nei momenti malinconia, e suono un po' di note a caso, e qualche 7+, che mi danno sempre i brividi.
Ogni tanto mi riesce pure qualcosa di sensato.

E niente, il problema e' che non la so suonare veramente. Cioe', non posso dire di sapere suonare la chitarra, saprei accompagnare qualche canzone, di quelle facili, niente piu'.
Cosi' mi ero proposto di impararla in sti sette giorni di vacanza, che tempo ne avevo. Il problema e' che stavamo su un appartamentino al piano terra, con una finestra sul pianerottolo di un'altra casa, e l'altra finestra sulla strada. Giusta all'altezza delle teste delle persone, che passando ovviamente guardavano dentro, incuranti dell'intimita' che stavano sbriciolando. E insomma, io cominciavo a suonare, ma alla terza persona che guardava dentro prendevo e mettevo via. E poi diventavo nervoso, invece di rilassarmi.

E niente, diciamo che ho migliorato le mie capacita' di, circa, un 2%. Che se per Tommy Emmanuel vuol dire raggiungere il nirvana, per me significa piu' o meno restare invariato. In compenso ho perso un 12% nel canto, spero sia colpa dell'aria.
Si sa che l'aria di montagna non fa sempre bene.

Cuz i'm a creep, mi dicono i Radiohead. Perche' sono una persona piccola, mi direbbe qualcun'altro.
Ma per ora, mi va bene cosi. Per questo momento.

Comunque.

domenica 9 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 1: i libri

La prendo distante e lunga. Pensavo di splittarlo in due per farlo piu' leggibile, ma siccome scrivo per me, FS. Quindi.

Qualche giorno prima di partire mando mia sorella in biblioteca, che in sti sette giorni di vacanza volevo affogare nei libri. Al solito ritornello Cosa ti prendo? stavolta rispondo con precisione:

- Mah, mi han consigliato l'ultimo di Fabio Volo, mi pare si chiami Un giorno in piu', e poi prendimi qualcosa alla flusso di pensiero, tipo Paolo Nori, che mi piaceva. Ah, e magari prendimi Sogno di una nottetc di Shakespeare, che almeno poi non rompono piu'.
- Come?
- ... (cio' che non ho detto era un Come dovrei rispondere a questa domanda?)
- Cioe', chi non rompe piu'?
- Ah no, i tipi, lascia stare.
- Vabbe, altro?
- A posto.

Converrete con me che la lista sembrava alquanto delineata. E allora converrete con il mio stupore quando, circa un'ora dopo, mi ritrovo con tre libri in mano, due di Enrico Brizzi e uno di Massimiliano Nuzzolo. Di nuovo:
- Ehm, ma Fabio Volo?
- Eh, non ce l'avevano. L'ho fatto prenotare, dovrebbe arrivare la settimana prossima.
- La settimana prossima, cioe' quella in cui sono via? ...
- ...
- E sti qua?
- Ho detto alla Paola (la bibliotecaria, ndr) qualcosa sullo stile di Fabio Volo.
- Ehm, ma io cercavo lo stile di Paolo Nori. Fabio Volo non l'ho mai letto.
- Eh oh.

Pensando tra me e me (#4) che Eh oh non mi sembrava una gran risposta, comincio a sfogliare il primo libro della lista. Apro a caso e leggo un paio di frasi, sempre tra me e me mi dico Niente flusso di pensieri, prevedo niente pagina 8 per te, caro mio.
Chiudo il libro, mi ripasso fra le mani i tre libri, ci penso un po', giro la testa verso il corridoio, e alzando la voce dico Senti ma, Shakespeare?. Sento mormorare in lontananza un Merda, piuttosto inequivocabile.

Comunque, forte della mia filosofia di vita, parto per le ferie speranzoso.
Comincio il primo libro, il piu' intrigante, L'altro nome del rock di Enrico Brizzi. Per carita', mi piace come scrive, scorrevole, ma scoprire a meta' che non e' un romanzo unico ma una raccolta di storie, beh, mi ha un po' deluso.
Comunque son riuscito a finirlo, strappa la sufficienza.
E il buon Brizzi perde due punti dal JackFruscianteBestSeller.

Ok, giorno tre, restano due libri.
Prendo in mano il secondo di Brizzi, Nessuno lo sapra', s'intitola. Leggo prima la trama nel retro, parla di un viaggio da Est a Ovest del centro Italia, a mo' di diario di viaggio. Prende male.
Comincio l'altro libro, L'ultimo disco dei Cure di Massimiliano Nuzzolo.

Io ho questa cosa qua, che non so essere clemente coi libri, che se un libro non mi piace lo chiudo e gli metto una croce sopra. Approfondendo e regolamentando questo mio istinto, ho scoperto che sette pagine sono abbastanza per decidere se un libro merita la mia lettura oppure no. Fino a pagina sette ci arrivo, questione d'onore, poi un'idea me la faccio, e mi sento libero di continuare o di gettare via il libro senza rimorsi.

E infatti, a pagina 8 di questo libro non ci sono arrivato.
Neppure a pagina 8 del secondo di Brizzi.

E insomma, da tre libri che dovevo leggere ne ho letto solo uno. Restavano quattro giorni di vacanza, e avevo finito i libri.
Fortuna che il giorno dopo veniva a trovarci mio fratello, cosi' mi son fatto portare su un libro di quelli che ho a casa. Digital Fortress di Dan Brown, avvincente e in inglese, che sentivo il bisogno di ripassare il mio inglese.
E niente, ho passato i restanti tre giorni e mezzo a rileggere un libro conosciuto, sigh.

Ovviamente, ho notato solo in sede di partenza che il posticino in cui eravamo disponeva di una biblioteca. Genio.
A dire la verita' appariva piuttosto piccola, ma non essendo entrato, poiche' ero proprio in partenza, mi resta il dubbio che avrei trovato quello che cercavo.

Ora davanti a me c'e' il libro di Fabio Volo, che Han chiamato quelli della biblioteca che il tuo libro e' arrivato, mi aveva detto mia sorella.
Ora che devo rimettermi sulla tesi concentrando le mie energie, ora che il tempo e la voglia di leggere s'incamminano a braccetto verso lo zero. A dire il vero, il tempo e' un po' piu' avanti. Direi che il tempo fa da lepre e la voglia lo insegue.

Comunque.

Le cronache di Carnia - prefazione

Che sarebbe la valle dove ho passato ste vacanze, la Carnia. In Friuli, per i geografidiosincratici. Spiegazione obbligata, visto che sara' un titolo di cui abusero' in questi giorni.
Ma che titolo geniale. Patpat a me.

Comunque, non avete idea di quanti spunti di scrittura possa fornire una vacanza, e quando dico che non avete idea intendo usare un'espressione convenzionale, per dire che ce ne sono tanti. Non volevo dire che proprio non lo sapete, eh, che in vacanza poi ci andate pure voi, penso.

Ovviamente non ho preso nota di tutti sti spunti, principalmente perche' odio scrivere a mano, con la carta, la penna e tutti quei movimenti innaturali, quindi vi elenco quelli che ho in mente ora, e che ho intenzione di approfondire nei prossimi post.

Uno: i libri. Esperimento trinitario di come tre diventino ancora una volta uno.

Due: la tv. Dagli spot per i cellulari, al superenalotto, alle partite non trasmesse. E avrei gia' detto tutto, se non avessi altro da dire.

Tre: la chitarra. Ma in fondo non ci credevo neppure io.

Quattro: l'unica escursione in montagna.

E basta, probabilmente ci sarebbe qualcos'altro, forse pure me lo ricordo, ma ho gia' quattro punti da sviluppare, e a pagina 8 del manuale del blogger dicono che per una vacanza non si devono scrivere piu' di due post. Pagina che evidentemente non ho letto, e vi spieghero' perche' nel capitolo uno "i libri".

Buona domenica a tutti, la mia sara' di rientro nella realta', di valigie da migrare in armadi e altre convenzioni della situazione in oggetto.
Comunque.

sabato 1 agosto 2009

Sette giorni

Sei in vacanza. Mirco, sei in vacanza. Crederci fa parte del gioco.

Cinque minuti e si parte, daje.

Quattro gatti, nel posto dove andiamo, con somma d'eta' superiore a duecento.

Tre libri da leggere, che di tempo ce n'e'. Magari in riva al laghetto.

Due passi in montagna, per respirare un po' d'aria e godere dei magnifici panorami.

Una chitarra: e' la volta buona che imparo sul serio a suonarla.

Zero pensieri. Z E R O.

Decisamente la mia vacanza.
E un "Comunque." per la settimana prossima.