martedì 29 dicembre 2009

Resoconto di Natale e dintorni

+ Una chitarra nuova.
- Cinque giorni di studio programmato buttati.
+ Una camera l u c i d a t a a n u o v o .
- Tre giorni passati tra la polvere.
+ Una chitarra nuova acustica amplificabile aka WOW.
- Mancano otto giorni ai due esami.
- Cinque giorni in cui ho rimandato alcune faccende che dovevo fare assolutamente entro il 18.
- Meno voglia di prima di farle.
+ Una chitarra nuova, che suona bene anche se la suono io.
- Chili di roba da smaltire correndo al freddo e al buio.

Ci aggiungo un + Una chitarra nuova, giusto per provare a riequilibrare.
'Till in svantaggio.

Vabo', aggiungiamoci sto matto che ha deciso di venire al mondo anche quest'anno, sapendo gia' come andava a finire e come andra' avanti. Va che ne sai, eh.
+ + [...] + +

E quindi Natale in positivo anche quest'anno.
E poi c'e' chi sostiene che vivere sia impegnativo. Pfui.

Comunque.

martedì 22 dicembre 2009

So what? [Quindi come la mettiamo?]

Basta una giornata per mettermi definitivamente alle corde. Sto cambiando, ed e' come conoscere una persona nuova: a tratti mi piaccio, a tratti preferivo quello di prima.

Cominciamo dal fatto che io non ho mai sofferto il freddo, e quando dico mai intendo dire che se lo soffrivo un po' mi piaceva. Ecco, ieri, e il giorno prima, e quello prima ancora, avevo un freddo cane [#22]!
Potremmo pure passare all'oggettivita' del freddo, nel senso che si era in doppia cifra sotto zero, che quando parlavi con uno sentivi un blocco di respiro sbatterti in faccia. Che e' un po' l'unica occasione che hai di buttar giu' un vin brule' di botta.
Che poi, pensavo a qualche mese fa quando un canadese mi diceva che in centro Ottawa [nel centro abitato di una citta', non in Alaska!] loro avevano in media 35/40 gradi sottozero [in media!], e che due anni fa erano arrivati a meno cinquantatre [meno cinquantatre!]. Tipo il freddo che ho io meno quaranta gradi [quaranta!].
Uhm, le ripetizioni tra parentesi per enfatizzare cominciano un po' a seccarmi. [...]
Comunque dell'oggettivita' non me ne faccio niente, come spesso accade. E mi preferivo quando non soffrivo il freddo. Uno a zero.

Punto due [no, non sto andando a punti, ma tant'e'], ieri sono andato pure all'H&M a prendermi qualcosa da vestire, visto che il pigiama che indossavo notte e giorno [allenamenti di calcio ed esami inclusi] cominciava un po' ad andarmi stretto.
Ma quant'era comodo!
Comunque, mi son quasi divertito, che c'avrei passato tutto il pomeriggio a provarmi questo e quello. E in genere quando qualcuno mi diceva una frase del genere sbuffavo, provando un misto tra pieta' e ribrezzo, appoggiando mentalmente la mano sulla sua spalla. E niente, mi son preso solo due maglioncini un po' british, ma ci stavo proprio bene la dentro.
E niente, mi sa che pian piano cambiero' un po' stile. Anche se il giorno che mi prendero' un paio di scarpe *esclusivamente* eleganti, potrei togliermi il saluto. A parte questo, per il resto e' un aspetto che mi piace.

Uno a uno.
Ce ne avrei pure un'altra* di differenza, piu' caotica/profonda/pallosa, ancora da risolvere, ancora da capire. La tengo per l'anno nuovo.

Ah, i The Strokes con Is this it spaccano!
[Un giorno scrivero' un libro sulla captatio benevolentiae moderna, associandola alla possibilita' di farsi offrire una birra. Intanto sperimento.]

Anyway. [vedete, sto gia' cambiando!]

*EDIT: su segnalazione, mancava l'apostrofo di un'altra. Una volta non l'avrei mai mancato. Due a uno.

sabato 19 dicembre 2009

La neve e' bella, anche se

La neve e' bella. E' bello vedere tutto bianco, e' bello osservarla mentre fiocca giu', e' bello scendere in strada e tendere l'orecchio alla ricerca di un rumore che non arriva, un rumore che dovrebbe portarci via da quel silenzio irreale.
Tutto molto bello, pero':

i primi sessanta centimetri devono scendere in blocco, sbam!, e poi comincia pure con tutta la figata della neve eccetera eccetera, pero' all'inizio, sbam!, che finche' ci sono quattro cinque centimetri da fastidio; non e' abbastanza per usarla come scusa per restarsene a casa, e dover camminare su quell'insidia senza potersi "sporcare" e' una sofferenza assurda. Che poi adesso devo pure liberare il vialetto, ci fossero sessanta centimetri me la metterei via con il cuore in pace, e invece no.

Certo, potrebbe essere complicato da gestire un blocco unico da sessanta centimetri di neve che scende, ma ne varrebbe sicuramente la pena. All the life.

Comunque.

mercoledì 16 dicembre 2009

Periodo rap/hip hop

Ogni tanto torna, stavolta pero' ho deciso di approfondire qualche artista contemporaneo italiano, e ho cominciato con Kiave. Bella li.

Solo per avvisarvi, visto che temo vedrete citazioni girare un po' a caso nei prossimi post, qualcosa come "gente che va avanti per inerzia e continua, pensa che per andare contro corrente deve staccare la spina" [Kiave - Diggin'].

Arrivo al dunque,
Comunque.
Yo.

lunedì 14 dicembre 2009

Solidarieta' alle guardie del corpo

Fondamentalmente mi sento di condannare il sig. Massimo Tartaglia, a.k.a. colui che ha attentato all'incolumita' del sig. Berlusconi. Perche' chiamatemi moralista [che non ho ancora capito perche' dovrebbe risultare offensivo. E' motivo di sdegno avere dei valori morali?] ma non approvo la violenza in ogni sua forma, la considero una sconfitta.

E pero', onorevole cavaliere, la mi consenta: se le va anche a cercare, eh.
Che se fossi io una sua guardia del corpo mi girerebbero un po' i maroni, che io la devo difendere e poi lei continua a sparare boiate e a provocare la gente. E allora scusa, mica ti posso difendere in una gabbia di leoni se tu continui a tirargli la coda, eh!
Massimo rispetto e solidarieta' alle guardie del corpo del sig. Berlusconi. Ma solo a quelle che hanno il privilegio di essere dotate di intelleto.

Comunque.

sabato 12 dicembre 2009

Paradosso della genialita'

Fossi un genio non dovrei imparare a memoria tutte 'ste dimostrazioni, me le ricaverei ogni volta. D'altra parte, riuscissi ad imparare a memoria tutte 'ste dimostrazione sarei un genio, e a quel punto non avrei piu' bisogno di impararle a memoria.
Paradosso della genialita'.

A quanto pare dunque per passare questo esame dovro' risolvere un paradosso.
Certo, risolvessi questo paradosso sarei un genio, ma se fossi un genio non avrei bisogno di risolvere questo paradosso per passare l'esame.
Paradosso del paradosso della genialita'.

Paradosso dell'infinita' dei paradossi della genialita'.
E qui siamo all'assurdo, il che vuol dire che la nostra ipotesi di partenza era errata, quindi non c'e' modo di passare questo esame.

Tutto questo anziche' studiare. Un genio.

Comunque.

venerdì 4 dicembre 2009

La carrozza del silenzio

Io, per quel che mi riguarda, non mi dispiacerebbe mica una carrozza del silenzio.
Un vagone del treno che ci sta solo chi ha intenzione di star zitto, cosi' uno puo' dormire, puo' studiare, puo' pensare, senza doversi sorbire la descrizione dettagliata del fine settimana di una post-adolescente o la cronaca in diretta della partita di carte dei sedili a fianco.
Io, per come la vedo io, lo vedrei proprio bene un vagone di questo tipo qua.

Ovviamente si entra solo con un biglietto timbrato o un abbonamento valido, che sentirsi battere sulla spalla dal controllore nel pieno della fase r.e.m. e' qualcosa che onomatopeicamente parlando si potrebbe rappresentare con un doppio-sgrunt. Che poi io comunque non dormo mai in treno, eh.

Credo che mi mancheranno i viaggi in treno.
Ma ho ancora tempo.
Comunque.

giovedì 3 dicembre 2009

Il popolo del treno - il lettore

Oggi comincerò una saga riguardante il magico mondo dei pendolari, ovvero tutti quei personaggi che per diletto o dovere prendono il treno ogni giorno o quasi. La categoria scelta per la prima puntata è quella dei cosidetti lettori.

Il lettore medio prende posto vicino al finestrino, e vi si appoggia con la testa. Spesso sorregge il libro con la mano sinistra, mentre quella destra è impegnata a massaggiare le meningi o a sostenere il mento. E' talmente immerso nella lettura che sembra non badare alle chiacchere di chi gli siede davanti; solo ogni tanto socchiude il libro, alza la testa e guarda fuori, quasi a ripercorrere i tratti salienti della storia che lo sta intrattenendo. Come se il libro lo stesse scrivendo lui.
Poi improvvisamente ricomincia.

Considera gli altri passeggeri come parte del romanzo, non li disprezza dall'alto del suo ruolo ma anzi, a volte li osserva affascinato. Se uno sedendogli davanti gli tocca accidentalmente il ginocchio lui si ritrae senza distrarsi, nel tentativo di non intralciare in nessun modo il corso degli eventi.

Decide lui quando è il momento di smettere e non si lascia in nessun modo influenzare dalla fine corsa del treno; si possono osservare spesso alcuni esemplari rimanere all'interno del treno per finire un capitolo, un paragrafo o una riga.
Se il momento di fine lettura arriva prima della propria fermata, il resto del viaggio è per loro motivo di confusione e imbarazzo: dopo alcuni minuti infatti cominciano a guardarsi intorno, visibilmente agitati, persi in una realtà che non avevano considerato, considerando invece l'ipotesi di ritirare fuori il libro e ricominciarlo da capo.

E' poi interessante notare la non-affinità tra i lettori di libri e i lettori di giornali: questi ultimi infatti si discostano completamente dallo stereotipo appena descritto. Il lettore di giornale è invadente, rumoroso, scocciato; non può ignorare chi sta parlando intorno a lui, e spesso scocca fredde occhiate a destra e a manca.
Tuttavia risulta notevolmente più interessante del suo cugino di serie A: osservandolo attentamente infatti non si può non notare le diverse espressioni che caratterizzano il suo volto nel corso della lettura, dalle quali si può facilmente capire l'argomento dell'articolo, il grado di disaccordo tra l'opinione del giornalista e quella del lettore, il suo interesse per la notizia e il piede con cui è sceso dal letto al mattino.

Ci sarebbero moltri altri aspetti da analizzare, ma il lettore di fronte a me ha appena richiuso il suo libro e sta cominciando a guardarsi intorno e ad agitarsi, non vorrei si spaventasse troppo vedendomi sorridere.
Sapete, si tratta di esemplari piuttosto fragili e rari, vanno salvaguardarti.

Comunque.

mercoledì 2 dicembre 2009

Un post inutile che in fondo tanto inutile non è

Ma anche si.
Diciamo che ha l'unico scopo di farmi riprendere i contatti con 'sto blog che nell'ultimo periodo ho un po' snobbato. E a dire il vero io all'inizio mi ero detto che avrei scritto solo quando avessi voluto, che se non mi andava più amen, ma poi boh, ci sono tante cose che inizio e poi mi stufano, e comincio a stufarmi anche di questa cosa che mi stufo, che mica posso sempre lasciar li tutto, e di questa non mi voglio stufare tanto presto, e quindi mi sembrava una buona occasione una volta tanto per continuare un'idea e sovvertire la mia indole.
Che io comincio un sacco di cose e non ne finisco ness

Ahah, che burlone! come avrete intuito continuerò sulla linea dell'ilarità dilagante, dato che sono un portatore sano di simpatia [nel senso che ce l'ho ma non mi fa niente].

Quello che mi ha fatto scrivere sto post, il motivo scatenante, la scintilla, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la sensibile che mi ha fatto risolvere nella dominante, l'assist che ... uhm, no questo decisamente no, vabè insomma, tutto questo e molto di più è stato il risveglio stamattina.

Stamattina mi son svegliato e mi ci son voluti circa tre minuti per capire dove mi trovavo: ero circondato dal disordine. I mucchi di vestiti, stirati e non, avevano invaso tutto lo spazio pedonale in una protesta neanche troppo pacifica; alcuni portavano cartelli con su scritto L'entropia vive, Entropia una di noi, Forza Juve [almeno avevano buon gusto]. E poi c'era ogni sorta di oggettistica immaginabile sparsa per la stanza: libri, strumenti musicali, strumenti di tortura, un inglese che concordava con un arabo il prezzo di un cammello d'avorio indiano [sto ovviamente un po' romanzando, era un semplice cammello di legno], e via discorrendo.
La porta, la mia unica via d'uscita, era così lontana che per raggiungerla ho dovuto immaginarmi a bordo dell'aereo dello spot dell'amaro Montenegro, in una tempesta infuriante, un'impresa impossibile, ma dovevo farcela, pathos, alcool, demenza.

E niente, m'è venuto da pensare che alla fine tutta l'entropia che non ho scaricato nel blog si era accumulata nella mia stanza, la cui antropomorfizzazione rappresenta inevitabilmente il mio essere interiore, e quindi dovevo riprendere a scrivere per riordinare la mia vita. Me lo dovevo.
[Quest'ultimo paragrafo è visibilmente di troppo, ma era necessario per portare il livello cultura/filosofia ad un valore accettabile. Tentativo fallito. Non che ci sperassi in realtà, ma ci dovevo pur provare.]

[Comunque.]

lunedì 16 novembre 2009

L'ignoranza e' l'oppio dei popoli

L'altro giorno mi e' capitato di cogliere questa frase da un tipo, che diceva Marx ha detto che la religione e' l'oppio dei popoli ma io non credo sia la religione, credo piuttosto che sia l'ignoranza l'oppio dei popoli. Ecco, a me questo spunto mi ha preso un gran bene li per li, tanto che non ho piu' seguito il resto del discorso, quindi non so come l'ha argomentata lui, pero' io mi son fatto un mio discorsetto in testa, che ora cerco di esporvi.

L'ignoranza e' l'oppio dei popoli. Nel senso che la gente ha bisogno di non sapere e di non farsi domande per riuscire a tirare avanti. Cioe', ormai la serenita' e' basata sull'indifferenza.
E' indubbiamente una soluzione.
Voglio dire, se uno comincia a guardarsi intorno ne trova di robe che danno fastidio, dalla politica alla morte, tutta una serie di scalini che spezzano il ritmo del nostro corridoio, lungo e piatto come ce lo immaginavamo. E quindi uno cosa dice, dice Vabe', io quello scalino non l'ho visto, non mi tange, resto qui a guardarmi le mie belle pareti bianche a destra e a sinistra e me ne frego di andare avanti.
E' una soluzione. E' la soluzione che non prevede la fatica, che Li c'e' uno scalino e non voglio sapere se dopo c'e' la felicita' suprema o un altro scalino, io qui sto, sto in piedi, e mi basta.

Per come la vedo io, non la trovo una soluzione saggia.
Per come la vedo io, siamo fermi ai piedi di una scala mobile dove gli scalini ti vengono incontro, e non li puoi ignorare.
Per come la vedo io, l'unica soluzione e' trovare il modo di salirli sti scalini, trovare la chiave giusta e salirli uno dopo l'altro.
Per come la vedo io.

E niente, mi veniva in mente questo perche' ora avrei appunto bisogno di una chiave per superare due/tre scalini, che quelli della mia scala mobile sembrano gradinate da stadio. Ve la immaginate una scala mobile con le gradinate da stadio da 50cm?

Ah, il bello di non avere un blog a tema.
Comunque.

domenica 15 novembre 2009

Accenni di fraternita'

Attenzione: post che temo diverra' lungo.
Pre: In questi giorni sono stato ad un congresso internazionale di giovani a Roma.

L'altro ieri ero seduto ad un tavolino con altri due amici quando mi si avvicina un francoparaguaiano e un franco francese, e il primo fa Volete che vi impari el Truco?, Vai dico io, senza sapere bene di cosa stesse parlando. Quando mi prende di mano le carte da gioco basta un attimo perche' tutti e tre noi ci tiriamo su a sedere, concentratissimi. Va a finire che ci spiega sto gioco in un italiano mezzo spagnolo e mezzo francese. Gioco tanto complicato quanto bello, ed e' molto bello [un bluff/rischio/inganno].
E insomma siamo li quando si avvicina uno spagnolo [un loco da Barcelona] che riconosce al volo la situazione e gli si illuminano gli occhi, e dopo un Te quiere jugar a Truco che sembra lanciare al vento, si siede lui da una parte e un argentino dall'altra.
E insomma giochiamo in sei a sto Truco, con sto argentino infame che faceva di tutto per ingannarci e con noi che vinciamo contro di lui e il francoparaguaiano e il Barcelonese. Posto che sarebbe un gioco sudamericano questo => priceless => li abbiamo asfaltati di prese in giro.
E niente, a un certo punto mi e' venuto un flash estraneatore ed atemporale, e mi veniva da pensare che questi qui neanche li ho mai visti prima, neanche mi ricordavo bene i nomi [Santiago Ramon e Lucas, ora si], ma presi in quel momento potevamo tranquillamente essere dei coinquilini che vivono assieme da un paio d'anni almeno. Ed e' stato spontaneo andare a mangiare insieme, e parlare di cose che di solito confidi solo al tuo migliore amico. E sara' una vaccata, ma scoprirsi cosi simili e affini raccontandosi le enormi differenze culturali che ci caratterizzano, non so, mi faceva stare bene.

E poi la sera [aka la mattina] andando a letto mi e' venuto in mente un altro episodio simile, che pero' mi rendo conto che raccontarlo adesso diventa troppo [nonostante l'avvertenza d'inizio post], e quindi lo scrivero' piu' avanti. Ma prometto che lo scrivo, perche' mi ricordo che mi ha fatto stare bene. Intanto fidatevi, e comunque tutto questo per dire che, sara' una robetta normale, sara' che non si e' capito niente di quello che volevo dire, sara' anche quello che state pensando ma che non riesco ad intuire, ma:

Post: Checchesenedica un mondo unito e' possibile, gente. Sappiatelo.

martedì 3 novembre 2009

cosechehannopocosenso

(semicit.)

Farsi il letto la mattina. Ancor di piu' il pomeriggio.

Le partite di beneficenza tra VIPs. Se l'obiettivo sono i soldi non potete direttamente tirarli fuori voi che ce ne avete anziche' far pagare noi mentre voi vi divertite?

Spendere 300 euro per un portatile per riuscire a fare un lavoro in treno che altrimenti non si avrebbe tempo. Lavoro con cui si guadagnera' 150 euro.

Mio papa' al pc che mi chiede Posso chiudere questa finestra che mi e' apparsa? e tra "finestra" e "che" sentire Click.

Mia mamma al pc.

Mia sorella che crede che i bambini nascano tutti bianchi.
Mia sorella.

Non avere il minimo interesse riguardo alla musica, restarne indifferenti. [rattle]

"[...]anni e litigate per deciderne il colore che poi è la ruggine a far da padrona sulla recinzione" (cit.)

Dividere per zero.

Scrivere un post senza averne voglia solo perche' e' un pezzo che non si scrive.

Lamentarsi.

Tenersi l'asso di briscola fino alla fine per non sprecarlo e accorgersi al momento di usarlo che non ci sono piu' carichi.

Stare a casa dall'universita' perche' Ho bisogno di studiare per riprendermi se no non capisco niente, e poi non studiare.

Il pulsante di anteprima dei post che li mostra in un formato totalmente diverso da come saranno effettivamente pubblicati.

U R L A R E !

Usare sedici punti esclamativi quando gia' uno serve per esclamare. E usare 18 punti di domanda per chiedere Come stai??????????????????. Che boh, sembra sia colpa mia se sto.

Cominciare a divertirsi a scrivere un post che non si voleva scrivere.

Finire un post quando si comincia a divertirsi.

Non finire un post quando si e' detto che sta per finire.

Si, finirlo.

Comunque.

lunedì 26 ottobre 2009

musica '09 - ad uso esterno

Ed eccoci a fissare la classifica finale per la musica-con-la-m-piccola di quest'anno, che classifica non sara' visto l'indecisione del caso.
Mi limitero' ad incoronare il vincitore e a segnalare le buone riuscite.

A vincere per distacco e' ancora una volta Damien Rice, con l'altro album [due ne ha fatti, povero]. L'altr'anno, che mi accorgo ora si scrive in una maniera pressoche' stratosferica, dicevo l'altr'anno [ma uau!] mi aveva stregato con 9, il suo capolavoro piu' recente, invece per il '09 mi ha proposto il suo album di debutto, O.
Tralasciando i nomi sibillini che ancor'ora [ma uau!] mi sfuggono, posso solo dire che il suo stile molto acustico fa viaggiare. A nastro. La destinazione credo sia piuttosto soggettiva, io mi ambiento in una scogliera irlandese o in macchina su una strada deserta, ma in ogni caso fa viaggiare. Da ascoltare con propensione d'animo, ma non rappresenta prerequisito obbligatorio perche' a volte la crea direttamente lui.

Passando invece alla rubrica Album degni di nota si propongono i seguenti [in ordine piu' o meno di gradimento]:

- Poeticherie dei Cappello a Cilindro, meno bello di Per non rallentare ma sempre entusiasmante. Spaziano sempre dall'evocativo al festaiolo, provocando sbalzi d'umore che ti fan prendere un accidente. Tra le migliori band in Italia, peccato si siano sciolti. Curiosita': si erano piazzati al secondo posto anche lo scorso anno, sempre dietro a Damien Rice. Curioso.

- Mr.A-Z di Jason Mraz. Avete presente la meteora di I'm yours? Beh, non e' una meteora. E' parte della musica e la musica la sente come pochi, meta' album e' da standing ovation, l'altra meta' stranamente anonima. Un autore che in live vale circa il doppio.

- L'amore non e' bello di Dente. Sbarazzino e mai banale, ed estremamente autentico. Un cantautore che da' l'impressione di non impegnarsi troppo e che fa di questo difetto il suo pregio. Un album dall'ascolto piuttosto piacevole per ogni traccia.

- Tempi bui dei Ministri. Direi brani sicuramente interessanti, qualche motivo di quelli che resta in testa e un paio di canzoni da impostare in Repeat ad libitum. Fortemente penalizzati dai video, voglio ancora sperare che non siano idee loro ma imposizioni del regista.

A voler decretare un unico vincitore la sfida si riduce Billy Cobham con Spectrum versus O di Damien Rice. A voler decretare, ma siccome ho diviso in due classifiche proprio per non decretare, non decretero'.

Per la cronaca il trofeo di BestAlbumEver resta ancora saldo nelle mani dell'accoppiata Brubeck-Desmond scoperta qualche anno fa.
Please make some noise for Live at the Blue Note of Dave Brubeck Quartet!

Lo standard e' non seguirlo

ATTENZIONE! Contiene tecnicismi.

Rabbia eh, tanta rabbia.

Da una parte min-width: 1024px vuol dire quello che vuol dire, giustamente, dall'altra e' ignorato bellamente, che sembra quasi una riga commentata.
Da una parte margin e padding sono esterni a width, giustamente, dall'altra invece sono inclusi.
Da una parte color: inherit eredita il colore del padre, giustamente, dall'altra come fosse orfano.
Da una parte #53568e e' un bel viola, giustamente, dall'altra e' un viola-marrone inguardabile.

E io sto CSS come dovrei farvelo? Devo farlo di gomma che si adatta ad ogni superficie? O vi allego un due metri cubi di pongo che ci potete aggiungere quello che volete a piacimento? O lo faccio come le figurine "special" che se le inclini cambiano immagine?

Che poi quello che mi da' veramente fastidio, e' che c'e' uno standard, esiste! Voglio dire, della gente [che ne sa, non come voi buzzurri] si e' riunita e ha deciso che le cose vanno fatte cosi', che son piu' meglio.
E allora dico io fatele cosi anche voi, che uno poi non deve piu' rompersi la testa ogni volta per tutte ste interpretazioni diverse. Eccheddiamine!

E che per oggi non sto a dire che e' colpa vostra, Microsoft.
Ma un giorno vi torno, che di cose da dirvi ne ho.
Ah, se ne ho. E Ah, se vi torno.

Comunque.

mercoledì 21 ottobre 2009

Musica '09 - try this at home

Lo so che siamo ancora ad ottobre, ma oggi avevo voglia di tirare delle conclusioni sugli album dell'anno stillando la classifica finale. Ovviamente intendo gil album *scoperti* quest'anno, non usciti quest'anno, che io di musica nuova non ne ascolto tanta tanta.

Premetto che a) mi sento libero di dividere in due post diversi la musica comune dalla Musica [senza implicare che Musica > musica eh, solo per distinguere], e b) nell'ultima meta' dell'anno ho riscoperto la fusion.

Musica:
L'ultimo gradino del podio lo conquista Victor Wooten con il suo album d'esordio A show of hands [1996], un album in cui le voci piu' diverse sono accompagnate da un unico strumento: il basso. Quindici brani di "Oooh" e "Ouch" dove Wooten mostra effettivamente le sue mani, sempre con la testa che fa su e giu' perche' il ritmo lo impone. Sulla strada del suo album c'e' un cartello con su scritto Virtuosismo, di qua.

Alla posizione numero due troviamo invece una vecchia conoscenza: Herbie Hancock con Head Hunters [1973]. Quello che e' il suo primo album Funk contiene solo quattro tracce, ma basti dire che una di queste e' Chameleon per non aver bisogno di chiedere le restanti tre. Il tastierista di Chicago fa praticamente ogni cosa, fa quello che vuole, e puo' permettersi di incidere un album funky senza chitarristi. Classe purissima.

In vetta alla classifica troviamo un altro album d'esordio, Spectrum [1973] di Billy Cobham. Il panamense dalle braccia volanti propone sei tracce con cui terrorizza tutti i batteristi affermati del tempo, ma non solo; tra dimostrazioni di tecnica sopraffina e di magia trova il tempo per dialogare con gli altri strumenti, dimenticando qua e la' in maniera sbadata dei groove che non lasciano scampo. Lo si puo' quasi vedere col sorriso dietro a tutti i suoi tamburi, a seguire col corpo quello che la Musica gli suggerisce, senza badare troppo ai quattro quarti sucessivi. Un album che non cambia la vita, ma che la stravolge per quaranta minuti.
"È senz'altro il feeling la cosa più importante, la tecnica viene sempre dopo." (Billy Cobham)

A onor del vero ci sarebbe un altro album da considerare, che avrebbe sconvolto la classifica se solo fossi riuscito a procurarmelo per intero. Quattro tracce mancanti hanno impedito a Jaco Pastorius ed al suo omonimo album d'esordio di meritarsi il premio Musica '09. Veramente un peccato.

Comunque.

martedì 20 ottobre 2009

Quei computer piccolini

Ce li avete presente? Li chiamano netbook e vanno molto di moda adesso. Son dei portatili, ma un po' piu' portatili degli altri portatili. Saranno boh un paio d'anni che sono fuori ormai, all'inizio avevano schermi da 8.9 pollici, che son pochi pochi eh, e c'avevano dei dischi fissi da 8GB tipo che ci sta giusto il vostro lettore mp3. Solo che questi dischi usano una tecnologia diversa dagli altri soliti dischi, li chiamano dischi Flash, e infatti sono piu' veloci degli altri, ma non penso li chiamino cosi' per questo. Comunque sta il fatto che non durano una vita, questi dischi, e poi erano tipo da 8GB. Al massimo da 16GB.

E insomma, appena usciti c'era un botto di gente [almeno in Corso con me] che se li prendeva perche' erano belli e piccolini, e poi costavano tipo 300 euro contro i 700 di un portatile normale. E gliene fregava poco che c'avessero un quarto di potenza di calcolo di un normale portatile, che voglio dire, ci potevi giusto leggere la posta e scrivere giu' qualcosa.

E a me invece hanno sempre dato fastidio. Cioe', con 8.9 pollici devi usare il font Braille per provare ad intuire le scritte, e poi 1.6Ghz di processore?! 1.6? Per farvi capire i portatili normali di quel tempo ne montavano due da 2.2Ghz, e questi viaggiavano con uno da 1.6! Mah, secondo me bisognava essere proprio delle persone senza personalita' per prendersene uno. Una cosa cosi' la prendi solo per capriccio dai, non ci puo' essere un motivo serio. Dico io.

E niente, l'altro giorno me ne sono comprato uno anch'io.
Tutto bianco.

venerdì 16 ottobre 2009

Il gioco non vale la candela [#15]

Avrei potuto semplicemente fare un post in cui usavo quest'espressione e farla scorrere via come tutte le altre, ma mi è parso che tale modo di dire meritasse uno spazio tutto suo. O per meglio dire, valesse la candela [#15 - variante].

Ora, sicuramente quel genio di bot automatico che sta dietro YahooAnwser si è fatto una domanda sull'origine di tale espressione, e sicuramente ha inserito la risposta corretta mescolandola tra altre 27 risposte prese a caso dalla rete. Sicuramente. Ma direi che non ci riguarda.

Andovvi dunque ad illustrare le ipotesi che si sono fatte spazio [senza grosse difficoltà visto il vuoto che le attendeva] nella mia mente a riguardo di tale modo di dire, vedete voi quale vi sembra più appropriata:

1) Banalmente dal vecchio baratto. Attorno al 1658 nell'attuale Piemonte viveva un noto fabbricatore di candele; un dì un innamorato il cui amore era inversamente proporzionale alla sua ricchezza andò da lui per comprare [ovviamente] una candela, la più bella. Non avendo soldi con cui pagarlo il nostro eroe cerco di barattarla con un vecchio gioco da cui non si separava mai, l'unica cosa che gli era rimasta, tramandato di generazione in generazione [che si rivelò poi essere un amuleto in un'altra storia che non ci riguarda], ma il perfido aka malvagio commerciante rifiutò l'offerta con un secco e perentorio Il gioco non vale la candela. Tale gesto ignobile fu preso a simbolo dell'insensibilità della gente del posto, tant'è che ancora oggi si usa dire Il gioco non vale la candela per indicare la malvagità dei piemontesi. Piemontesi e commercianti.

2) Bonn 1954, finale mondiale di Briscola a squadre, Thailandia - Brasile. Il paese ospitante è la Germania, uscita a pezzi dal conflitto mondiale. Si gioca quindi al piano interrato di un vecchio magazzino alla luce di una candela, non essendoci le strutture e gli impianti adatti. A tre mani dalla fine l'anello debole della squadra Thailandese, Lan Chow Li, scaglia con prepotenza il tre di briscola per accaparrarsi l'asso di coppe, ma preso dalla foga sbatte il pugno sul tavolo con troppa energia facendo cadere la candela sul mazzo restante, che va inevitabilmente in fiamme. Secondo le regole di allora si procede al conteggio dei punti senza disputare le mani restanti, e trovandosi in situazione di perfetta parità [43-43 secondo fonti ufficiali] viene assegnata la vittoria alla squadra Carioca in quanto vittima incolpevole dell'incidente. L'errore di conto del thailandese passa su tutti i giornali che il giono dopo titolano Una giocata che non vale la candela. Fosse stato giocato l'asso di briscola anzichè il tre infatti la vittoria sarebbe andata agli asiatici. Peccato.

3) Formula 1. Nel gran premio di Monza dell'94 fa scalpore l'abbandono a 6 giri dal termine dello sconosciuto Van Jeghel, che si trovava in testa solitario. Ci son voluti 12 anni e una puntata di Voyager per sapere la verità sull'accaduto; il pilota si era accorto di un difetto nel motore della sua vettura, che aveva cominciato a non funzionare intorno ai 9 giri dal termine. L'olandese tenne duro per altri 3 giri, ma quando si accorse che il danno stava raggiungendo le candele non se la sentì di continuare. Secondo indiscrezioni la giustificazione che diede al proprio team appena rientrato ai box fu proprio Questo gioco non vale le candele. Nessun meccanico ha potuto biasimare il pilota, che lasciato la carriera di pilota lanciò una famosa campagna dallo slogan E se fosse lei ad abbandonare te? La macchina è tua amica, trattala come tale.

Ci sarebbe sicuramente una busta 4, che conterrebbe al suo interno probabilmente una busta 5 e 6, ma l'ora comincia a farsi tarda e sicuramente il gioco non vale la candela. Maledetto d'un piemontese.

Comunque.

"Ma il tempo sta cambiando

ed e' ora di far pace con i miei maglioni."
Ne ho tanti di post in mente che devo scrivere [e quando dico tanti intendo due/tre] e anche precedenti a questo, ma mi sembra giusto restare sul pezzo, almeno per una volta. Prendo dunque spunto dalla aina [niente domande] per riflettere sull'inevitabile cambio di stagione.

Posto che a) sono la persona piu' calda che conosco, nel senso che giro in maniche corte quando gli altri stanno pensando di cambiare il giubbo estivo con il piumino, e b) mi piace sentire il freddo, quindi se ogni tanto mi vedete in maniche corte non chiedetemi Ma non hai freddo? perche' la risposta e' No oppure Si, ma mi piace. Qui non ci sta il punto, ma il periodo diventava decisamente troppo lungo e complicato per le mie possibilita', quindi prendetevi pure una pausa che ve la meritate.

Dicevo, posti a) e b), potete [non del tutto] ben comprendere lo sgomento quando l'altra sera ho scambiato le infradito con le ciabatte vellutate e, lasciatemi lanciare un argh, mi sono infilato la giacca della tuta. Gia', argh.

La mia coscienza ci ha anche provato a convincermi di un momento di debolezza, che il giorno dopo sarei ripartito alla grande beccandomi i soliti sguardi indiscreti [ma neanche tanto] di chi mi prende per matto, ma niente. In effetti devo dire che la mia coscienza sta perdendo colpi. O forse comincio a conoscelra troppo bene, sta birba, ma tant'e', centra niente.

Dicevo, ma niente. Il giorno dopo sono tornato a casa e ho trovato la stufa in cucina andante con brio. Il che, tra l'altro, significa giretti su e giu' per le scale a prendere la legna, il che indubitabilmente contribuisce al mio rifiuto di sentire freddo.

Come dicono i saggi qui dalle mie parti, ne vince piu' la pigrizia che il freddo.
I saggi dalle mie parti al momento e' un circolo comprendentte il solo me stesso,
Comunque.

PostScriptum [che nel caso ci sta alla grande perche' si traduce con Scritto il post -> dopo il post {che dritta!}]: la prima frase citata deriva dai Cappello a Cilindro, e come dice qualcuno, fatevi un piacere e andate ad ascoltarli.

lunedì 5 ottobre 2009

Da qualche parte sopra l'arcobaleno

Fischiettando, con la testa rivolta all'insu'.
- Who really care where?
- Come?
- No dico, a chi importa il punto esatto?
- ...
- Voglio dire, che me ne faccio del punto esatto? Sono sopra un arcobaleno, perche' dovrei aver bisogno di sapere dove esattamente? Non posso per una volta restarmene in disparte, guardarmi da fuori senza avere necessariamente la situazione sotto controllo?
- Beh, suppongo di si.
- Gia'. Suppongo anch'io.

Mi ritrovo nuovamente a fissare le nuvole, mentre la musica risolve in maniera piu' naturale del solito in What a wonderful world.
- Davvero, vorrei fosse cosi semplice.
- Cosa?
- Tutto, tutto questo. E anche buona parte del resto.
- Beh, se ci pensi bene lo e'. No?
- Suppongo di si.
- Gia', suppongo anch'io.

- Perche'?
- Perche' cosa?
- Uff, odio quando non mi capisci al volo.
- Ah gia', scusa, colpa mia. Uhm, beh, perche' no?
Mi giro visibilmente contrariato, ma non c'e' piu' nessuno. Non c'e' mai stato.
Torno in posizione, cercando di mitigare le sensazioni sgradevoli che mi procura la vista del soffitto. In effetti e' piuttosto buio, potrebbe benissimo essere un cielo coperto di nuovole. Sento gia' il vento che mi pizzica la pelle.
Immagino pero' che avrei difficolta' a trovare un prato cosi' comodo.

Somewhere over the rainbow, way up high
Diavolo, quanto vorrei saper fischiettare bene.

mercoledì 30 settembre 2009

Della non linearita' del tempo

Durante l'ultimo allenamento ho avuto modo di approfondire un'interessante teoria che non sono mai riuscito a concretizzare, sulla variabilita' dell'unita' di tempo in talune situazioni.

Si chiami 1s tale unita', che in condizioni normali assume il valore convenzionale di un secondo. Posto fp=fatica_provata e fs=fatica_sopportabile, e con fatica_sopportabile si intende la quantita' di fatica ancora disponibile al consumo, dicevo, posto cio', una volta a regime si puo' tranquillamente ed empiricamente inconfutabilmente affermare che 1s=fp/fs.
Si puo' quindi notare come l'unita' di tempo cresca in maniera proporzionale alla fatica provata e inversamente proporzionale alla possibile fatica sopportabile.
Ecco quindi spiegato, con regola generale, perche' verso la fine dei giri di corsa un secondo tende a piu' infinito secondi (essendo la fatica provata massima, e avendo fatica sopportabile tendente a zero).

Interessante poi notare il contributo portato dall'esimio Dott. nonche' Ing. Cranhposky, il quale affina tale formula aggiungendo il recicropo del tempo mancante al riposo. Indicando quindi tr=tempo_mancante_al_riposo si puo'ottenere la formula definitiva 1s=fp/fs+1/tr, che porta l'unita' di tempo ad aumentare man mano che ci si avvicina al momento di pausa.

Quindi, cari colleghi, non crucciatevi piu' nell'ormai banale quanto superata domanda "Perche' quando si fa fatica il tempo sembra non passare mai", e lasciate i "sembra" alle questioni esoteriche: questa e' scienza.

Comunque.

sabato 26 settembre 2009

It's finish finish.

Vorrei anche raccontarvi di quanto son contento che sia finita, che abbia preso sta laurea [anche se tra 5 giorni si ricomincia], che mi son tolto un peso e soprattutto che ora posso cancellare tutti i file TesiBeta TesiCorretta1 PresentPdf PresLight Tesi*, ma non lo faro'. Cioe', non ve lo raccontero' [i file li ho gia' cancellati, ci mancherebbe]. Anche perche' non vorrei, a discapito di quello che ho scritto ad inizio post.
Beh, di qualcosa magari vorrei, ma non di tutto. Vorrei, non vorrei, ma se vuoi, giusto per citare.

Ad ogni modo, quel che vorrei e' raccontarvi dell'amata vecchina che ha cantato con me, un'ultraottantenne che mi seguiva sulle parole di Ronan Keating e mi precedeva su quelle di Romagna Mia. Vorrei raccontarvelo, stavolta davvero, ma non lo faro'. Non c'ho proprio voglia.

E quindi giustamente voi vi chiederete Ma allora perche' lo scrivi? E soprattutto, se vorresti perche' non lo fai?. Ve lo chiederete, vero? D'altronde, chi non se lo chiederebbe. [e notate il punto che non e' interrogativo.]
Il motivo principale e' che ora tutti i condizionali posso risolverli anche negativamente. Non c'e' piu' un Dovrei scrivere alla prof da leggersi Devo scrivere alla prof, ora Dovrei puo' essere tradotto con Non ho intenzione di, Magari se ho voglia un altro giorno, o anche con Birillo.
Si, posso tradurlo con Birillo, perche' ora posso. Perche' ora sono libero.
Perche' non ho voglia di spiegarvelo bene, quindi ceste.

Perche' non lo volevo neanche scrivere sto post, e infatti si vede, ma era doveroso. Perche' sono libero di impormi dei doveri, ora.
Perche' non so piu' come chiuderlostoma
ledettopost!

Comunque.

mercoledì 23 settembre 2009

Ma poi arriva il treno

E c'era li la ferrovia, li sotto, ad un piede e mezzo da dov'ero io. Io ero sul ciglio del marciapiede, a meta' tra i binari e quella linea gialla che dovrebbe essere invalicabile. Gia', dovrebbe, ma proprio non ci ho fatto caso mentre ci passavo sopra, non ci ho badato, ero sovrapensiero. Guardavo dall'altra parte.
Dall'altra parte dei binari c'era un altro marciapiede, identico a quest'altro, solo che le erbacce ne avevano conquistato circa la meta'. D'un tratto mi venne voglia di andare di la, sull'altro marciapiede, a vedere la stazione da un'altra prospettiva. Vedere l'infinito di destra voltandomi verso sinistra, e quello di sinistra voltando la testa verso destra.
Ma c'erano i binari in mezzo.
C'erano i binari, ed e' vietato oltrepassare i binari. Mancavano ancora dieci minuti prima dell'arrivo del treno e in stazione non c'era anima viva. Ma e' vietato oltrepassare i binari.
"Attenzione, allontanarsi dalla linea gialla.".
La voce dell'altoparlante mi risveglia. Poco male, ormai non c'e' piu' tempo. Anche se lo volessi.
Attraverso i binari, guardo a destra, sinistra, riattraverso.
Niente. Niente di tutto quello che mi ero immaginato.
Mi chiedo se sia stato meglio togliersi questo potenziale rimorso, o se fosse stato piu' interessante restare con il dubbio.
Ma poi arriva il treno.
Arriva sempre un treno, mi dico.

sabato 19 settembre 2009

Melanconia, non malinconia

In un momento di sconfortante razionalita' mi son deciso a cercare come il mondo convenzionalmente definisce quel sentimento che tanto mi piace, quello che mi viene nelle giornate di pioggia o anche solo ben nuvolate. Questo perche' di solito lo definivo malinconia, ma malinconia c'ha il difetto di essere una parola che sa di negativo, che quando dicevo Oggi e' una giornata malinconia poi mi si chiedeva Come mai, che ti e' successo?. E spiegagli tu che No, non e' una cosa brutta, e' solo ... e' ...
Bravo, cos'e'?
Ora lo so, dicasi melanconia.

A dire il vero, partendo dalla definizione di malinconia, ho trovato una definizione di un tale Victor Hugo che mi ha fatto pensare No, e' proprio mailnconia, e' il mondo che non sa bene cosa significhi. La malinconia e' la felicita' di essere tristi, questo diceva Victor Hugo.
E io stavo anche gia' per decidermi su questo termine, ma poi e' saltato fuori che La melanconia è un "umore nero" non nel senso moderno di rabbia o stizza, ma più intesa come un dolce oblio, una leggera venatura di tristezza che pervadeva il carattere, rendendolo profondo ed orientato alla pace ed all'introspezione.
O almeno questo secondo la bibbia del ventunesimo secolo a.k.a. Wikipedia.

Va da se' (#13) che ho votato per quest'ultima, anche se foneticamente melanconia fa abbastanza schifo, ma tant'e', e' tipico dell'atteggiamento melanconico schifare qualcosa. In senso buono, ovviamente, sempre in maniera pacata.

Quindi, giusto per dare un po' concrettezza a tutto cio', oggi e' una giornata melanconia.
O almeno cosi dice Wikipedia.

Comunque.

giovedì 17 settembre 2009

Voi ce l'avete un amico che ha scritto un libro?

Ieri questo mio amico che ha scritto un libro me ne ha portato una copia in regalo. Pensavo che e' una cosa tanto strana e bella che un tuo amico ti regala un libro scritto da lui, che io ero talmente elettrizzato che anche se l'avevo gia' letto, anche se ce ne avevo un altro da finire, di libro, anche se era passata mezzanotte mi son messo a rileggerlo, il libro di questo mio amico.
L'avevo gia' letto una volta, l'avevo preso dalla biblioteca ma l'avevo letto come si legge un libro normale, per capirsi. Tra l'altro, scritto anche bene per carita', ma non ha certo la pretesa di cambiarti la vita, come libro.

E insomma prima di leggerlo l'ho rigirato un po' per le mani, aspettando che mi arrivasse quel profumo di nuovo; io non e' che ho molto a che fare con i libri nuovi, spesso li prendo in biblioteca o quelli che ho a casa passano sempre per altre mani prima di arrivare a me, pero' mi sembra che quelli nuovi presi dalla libreria c'hanno un po' di odore di libreria. Questo invece sapeva solo da libro appena stampato, sapeva proprio di nuovo.

E poi allora ho cominciato a rileggerlo, ma stavolta lo leggevo pensando che l'aveva scritto questo mio amico, quindi mi fermavo su ogni frase a vedere se io avrei fatto cosi', se avrei usato quelle parole o altro, perche' in un certo senso avrei potuto scriverlo io quel libro, visto che l'ha scritto uno che conosco che non pensavo avesse scritto un libro. E' un po' strano in effetti leggere un libro di uno che ci parli come se non avesse scritto un libro.

E poi quando ho ritrovato i protagonisti di sta storia mi son detto che dev'essere strano scegliere i nomi dei personaggi di un libro tuo, che e' un po' come scegliere il nome dei tuoi figli, che devono proprio piacerti quei nomi perche' senno' non lo finisci mica un libro a scrivere dei nomi che non ti piacciono. Non ci avevo mai fatto caso alla scelta dei nomi sugli altri libri, quasi mai.

E niente, pensavo che vorrei anch'io scrivere un libro, che deve essere affascinante come esperienza, solo che non deve essere mica facile mettersi in gioco cosi', che poi non ti puoi pentire.
Devi avere degli amici intelligenti per scrivere un libro, secondo me.

E poi pensavo anche che leggere troppi libri fa male ad uno scrittore, che poi gli vengono in testa troppe frasi banali che ha letto qua e la, ed e' difficile scrivere qualcosa di solo tuo, e quindi io potrei essere anche un buon scrittore. Ma questo lo pensavo a mezzanotte e mezza dopo qualche giro di birre, e non so mica se vale.

Comunque.

mercoledì 16 settembre 2009

Voglio ricominciare la scuola!

Voglio ricominciare a seguire i corsi, ad alzarmi presto (tra le 8 e le 9 si intende), a non avere pensieri per la settimana dopo, a rileggere la lezione il pomeriggio stesso (per le prime due settimane, ovvero il tempo di vita massimo di un buon proposito), a fare il cruciverba del Metro anziche' seguire (ovvero le restanti 7 settimane di corso), ma soprattutto voglio non aver piu' problemi burocratici e scadenze!

Il rapporto tra l'importanza della mia tesi triennale e le preoccupazioni che mi porta tende ad un numero che in un piano cartesiano con unita' di misura di un quadrettino su un foglio di quaderno normale si trova piu' o meno tanto in la'. Nel quaderno del vicino di banco. Ma del vicino sinistro, facendo il giro intero del globo.

Oggi almeno qualche punto l'ho fissato: le tesi le ho stampate, sono uscite le date e gli orari definitivi (no beh, manca solo una settimana, fate pure con comodo, al massimo fatemi uno squillo quando tocca a me), faccio tutto in giornata -> mi vesto bene solo un giorno (ora io dico hip hip e voi rispondete urra'!), ho semi-quasi-deciso che non faccio rinfreschi in loco ma tutto a casa alla sera. Credo. Uff, no ok, questo non l'ho ancora deciso deciso.

E in ogni caso alla prossima non mi presento, voglio il voto via mail.

Comunque.

mercoledì 9 settembre 2009

La soluzione della mamma

Non si intende una particolare soluzione fornita da una particolare mamma, quanto una tipologia di soluzione. Ovvero quella che sembra non esserci ma che l'individuo noto come mamma ha sempre nel taschino. (#..no dai, non uccidiamo la fantasia, questa ci sta).

Ovviamente devo partire da una particolare soluzione di una particolare mamma, in particolar modo la mia.

Tra mezz'ora devo andare all'allenamento di calcio, piu' in particolare (che e' la parola del giorno per chi ancora non l'avesse intuito) stasera abbiamo un amichevole, e convenzione vuole che per le amichevoli ci vestiamo tutti con la stessa maglietta fornita dalla societa'. Oddio, la stessa... una a testa, non proprio la stessa. Ma comunque ne esiste solo una per individuo.
Su per giu' (#12) quindici minuti fa mi accorgo di non avere la maglietta sotto mano. Piu' in particolare la trovo nel cesto della roba da lavare. L'unica maglietta a testa.

Dicono che nei momenti di panico, com'era questo, la mente umana si blocchi. Mentono.
Sara' che sono un genio (#12bis - la considero come frase insensata), ma nella mia mente si facevano strada le soluzioni piu' disparate. Ecco quindi che in due minuti lavo la maglietta a mano e cerco di asciugarla col fohn (si, si scrive cosi).
Non chiedetemi perche', ma dopo cinque minuti mi salta la corrente. E non avevo altri elettrodomestici in funzione. Magia nera.

Comunque, ora nel panico piu' particolare (ci stava meglio assoluto, ma cosa volete, le parole del giorno non si lasciano sopraffare troppo particolarmente), abbandono le speranze di avere una maglietta funzionale per l'amichevole, quand'ecco arrivare una figura con un mantello svolazzante alle spalle.
Si, anch'io pensavo fosse Medioman, invece era mia madre. Poco male, soprattutto considerando che col ferro da stiro me l'ha asciugata in cinque minuti. ...me l'ha asciugata in cinque minuti! (tutto sta nella particolarita' della punteggiatura).

Eccomi dunque ad astrarre questo concetto della soluzione della mamma, da cui tra l'altro vi si puo' arrivare etimologicamente, dal klingon: ma = soluzione, mmah = geniale che di solito non si trova.
L'ultima h e' stata persa a causa delle colonie straniere che hanno invaso e deturpato la cultura klingoniense/iana. Cultura senza dubbio particolare.

Comunque.

venerdì 4 settembre 2009

Manzoni chi?

Uella' Manzo! Quanti e' che erano i tuoi lettori? 18, 19? 'spe che controllo dai ...

"Ai miei venticinque lettori"

Eeeeh! 25? Venticinque?! Ma e' un numerone! Venticinque lettori sono tantissimi, eh, sei bravo te, altroche'. Averceli i tuoi lettori.
Spetta, controllo i miei va, cosi giusto per fare. Son li in basso a destra, c'e' un numeretto, lo vedi? Riesci a leggerlo o ti servono gli occhiali? A me sembra un

D U E C E N T O N O V A N T A S E I

Ahah, e tu quanti, 25? Ahah, che poveretto! La tua opera migliore ha 25 lettori, io faccio un blog e sono gia' a piu' di dieci volte i tuoi. Impara, barbone!

Non ce l'ho con te, eh, ci hai provato, ti e' andata male. E' che non lo sai fare, lo scrittore, non sei proprio tagliato, mi spiace. Meglio che ti trovi un altro lavoro va, magari in qualche lavanderia, che lavare i panni sui fiumi non va piu' di moda.

Venticinque, ma dimmi te.

E voialtri non ditegli come funzionano le visite, che una persona e' contata 73 volte, senno' mi frega. Che tanto lui di ste cose tecnologiche non ne capisce niente.

Comunque.

giovedì 3 settembre 2009

Sto leggendo Calvino

in questi giorni per la prima volta. Cerco di riassumere ed esprimere qualcosa ma temo mi sara' difficile essere sensato, per via di questo Cheggenio! che continua a venirmi su.

Allora, ho cominciato a leggere La giornata d'uno scrutatore, ma dopo una decina di pagine ho deciso che non mi andava.
Cosi' son passato al successivo, Le cosmicomiche, serie di racconti; ne ho letti un paio, piacevoli e interessanti, ma non ne avevo piu' voglia.
Cosi' son passato al successivo, Ti con zero, e ... ma forse dovrei spiegare com'e' che passo al successivo cosi'.

L'oggetto del mistero di cui sto parlando e' un Calvino - Romanzi e racconti vol. II della Mondadori, per la precisione de I meridiani. Avete presente? (nulla di piu' fastidioso): un pacchetto di libro, copertina rigida di quelle col dorso staccato (nulla di piu' fastidioso), con i cordini/segnalibri che ti cascano sempre davanti indipendentemente dalla quantita' di attack usata per incollarli sul retro (nulla di piu' fastitioso), con le pagine di carta velina che girarle provoca piu' sofferenza a me che a loro. Nulla di piu' fastidioso.

Comunque, dicevo, Ti con zero: cheggenio! Son quattro racconti per un totale di una quarantina di pagine, ed e' per questo che quando li ho finiti il mio pensiero e' stato Che genio! Pero' son trucchi che puoi usare su racconti brevi, voglio dire, un romanzo non lo puoi scrivere cosi.
Cosi passo al successivo, Se una notte d'inverno un viaggiatore. Bastano le prime righe per capire che Diavolo, l'ha fatto di nuovo, sto genio!.

Ora, ieri ho letto una settantina di pagine, e ogni nuovo capitolo era un Ma no, assurdo, cheggenio!, ormai abbastanza monotono e ripetitivo, ma tant'e'. Poi ad un certo punto mi son pian piano dissolto tra lettura e sonno, ma ricordo perfettamente quando ho chiuso il libro, perche' ho pensato Si vabe, ma non puo' fare tutto il libro cosi, uno perche' non ce la puo' fare, e due perche' comunque risulterebbe noioso poi.
E poi ho pensato Diavolo, ma l'ho gia' fatto sto ragionamento, e mi ha gia' fregato una volta! Perche' lo so che sai cosa sto pensando, anzi, son quasi convinto che nel prossimo capitolo me lo scrivi quello che sto pensando, tanto per darmi sta dimostrazione di superiorita'.
E allora che tu sia dannato, maledetto genio.
Ma io sto bluff voglio fartelo portare fino in fondo, voglio venirti a vedere. Puoi pure sparare alto quanto vuoi, ma stavolta non mi freghi.
Maledetto genio.

Comunque.

martedì 1 settembre 2009

Seee! ttembre.

Oggi comincia Settembre.

Lo finirei anche qui sto post, ma mi sento obbligato ad aggiungere qualche collegamento, diciamo per chi non ama i viaggi mentali senza sapere dove arrivare, senza sapere quanto manca.
Ma vi do giusto qualche hint, eh, tipo quei segni bianchi e rossi che si trovano nei sentieri di montagna, che quando arrivi su uno devi guardarti intorno per cercare il prossimo e capire la direzione da tenere.
Che non crediate che vi rubi tutto il divertimento.

Il caldo si perde, che star fuori e' un piacere, adesso. Tissciort+camicia a mantello. Giallo e rosso, Settembre, non il mantello. Malinconia, quella bella. Buoni propositi. Settembre (sentite il suono, Settembre, Settembre
SettembreSettemb

Praticamente vi ho indicato dove mettere i piedini, ma siete liberi di perdervi e farvi un giretto un po' fuori dal sentiero, ma portatevi il cellulare, che conosco gente che da Settembre non e' piu' tornata. E forse un po' li invidio.

Comunque.

domenica 30 agosto 2009

Creo entropia per combatterla

Nel boschetto della mia fantasia il termine entropia trova il suo corrispondente reale nella mia camera. Come molti, del resto (#10) (se vi chiedete perche' 10 e non 6, e' colpa di questo omino qui, che mi manda su il conto).
Dicevo, a pensarci bene, non ho mai sentito nessuno elogiare l'ordine della propria camera, mentre invece In camera mia neanche si passa e' una frase che spunta sempre, se si affronta l'argomento. Direi quasi doverosa, che un discorso sul disordine non vale se prima o poi non appare sta frase qui.

Comunque, quello che invece oggi posso dire di orginale e' che nel boschetto della mia camera ci sta un sentiero, ora. Gia', ho eseguito quella che gli esperti chiamano Procedura d'ordinamento domenicale, o manovra Cranhposky, come la chiamo io. In effetti chiamo manovra Cranhposky qualsiasi cosa che si discosti leggermente dall'ordinario, ma tant'e'.

Comunque la differenza a questo punto e' notevole: ora se mi guardo intorno vedo intorno.

Uhm, noto pero' che ho ancora un stampante che non uso, che mi occupa mezza scrivania. E poi c'e' quel foglietto li a sinistra, attaccato al mobile, con gli orari del primo trimestre di due anni fa, non credo mi serva ancora. E vabe, questo libretto e questo foglio devo portarli via, intanto li metto sopra qui. Echediaminecipoice
simaquellodovelometAIUTO!
Uff, ecco qua, ora e' a posto. Fino a stasera dovrebbe resistere. Inguaribile ottimista.

E che non vi ho detto della faticaccia per trovare le colonne sonore adatte a questa manovra Cranhposky. Dovrebbe essere catalogato come lavoro usurante.

Comunque.

giovedì 27 agosto 2009

Cluster one

Son cose che si fan fatica a spiegare, anche a se stessi.

Insomma, io lo so che The dark side of the moon e' piu' bello di The division bell, lo so perche' mi piace di piu', cioe', se dovessi scegliere l'album piu' bello tra i due, sceglierei il primo. Eppure se devo scegliere quale ascoltare, faccio partire Cluster one senza neanche pensarci.
Che poi, a pensarci, ogni volta me lo chiedo, perche' scelgo l'album che mi piace meno.

Io una risposta a questa cosa qui ce l'avrei, ma non so mica se vale. Io quest'album qui l'ho ascoltato tantissime volte, da bambino, quando nei viaggi lunghi mio papa' metteva su la cassetta, per 2-3 volte di fila. E quindi io non e' che ci abbia dei ricordi, perche' ero un bambino, pero' son comunque suoni che ti ricordano l'infanzia, o che riconosci come tuoi. Ecco, direi piu' che sono musiche che riconosci come tue.
E' che non funziona, questo motivo qui. Che se fosse solo cosi', allora mi piacerebbe semplicemente di piu' quest'altro album, e invece no, mi piace di piu' quell'altro.

E niente, questa cosa mi manda in confusione ogni volta, ma poi arriva sempre la traccia due, e mi ricordo che non me ne frega niente, di questi pensieri qua.
Che a me piace quello che mi piace.
E se non sta bene, c'e' solo una soluzione: What do you want from me?

Comunque.

mercoledì 26 agosto 2009

Thesis ad finendum est

Connecting SMTP... done.
Sending EHLO... done.
Sending... (145KB/829KB) / (341KB/829KB) / (578KB/829KB) / (711KB/829KB) done.
Closing...
Message sent.

Now it's up to you, dear Professoressa.
I don't care anymore, 'till your next move.

Anyway/However.

domenica 23 agosto 2009

Ma che caldo e'?

Ci provano gli esperti, e quindi ci provo anch'io a definire sto caldo.
Senza approfondire troppo, ma soprattutto evitando le banalita', direi che e' un caldo:

Apocalittico.
Barbarico.
Cerantolesco.
D'obbligo.
Entropico.
Fine a se stesso.
Gravoso.
comequellodiunasaunadiunHotel. (o Hasfissiante.)
Illegale.
LaPalissiano.
Maschio.
Nostradamico.
Oltraggioso.
Pampano.
Quadratico.
Retto.
Supercalifragilistichespiralidoso.
Trasposto.
Udibile.
Vistoso.
Zuzzerellone.

Insomma, ne ha per tutti, sto caldo qui.
Comunque.

giovedì 20 agosto 2009

L'abito fa il genio

Ieri mia sorella e' tornata da Boston. Boston, nel Massachusets, che sta a significare solo una cosa: il MIT. O l'MIT, che dir si voglia.
Obbligatorio quindi che mi portasse a casa un souvenir dal tempio dei nerd. E infatti, son due.

La busta uno e' la tanto attesa magliettina con la scritta MIT che campeggia altezza pettorali, che, considerando che chi la porta solitamente non ha pettorali, e' rivestita di marmo, pare.
La busta due son delle matite, con il logo e la scritta MIT.

Ora, le matite erano quattro, una la do a mia sorella, ci sta, una la tengo per ricordo, ci sta, e le altre due le uso, no?
Ecco, io imprudentemente ho commesso l'errore di fare la punta ad una matita ed usarla. Avete presente il film The Mask? Uguale uguale.
Che ogni volta che la prendo in mano, e comincio a prendere appunti di qualcosa, mi sento un genio. Mi vien quasi voglia di mettermi seriamente a studiare, ecco.

Ora sono un po' spaventato. Non so se avro' il coraggio di mettermi la maglietta.

Comunque.

martedì 18 agosto 2009

Gli eroi son tutti giovani e belli

E io giovane lo sono. E oggi mi son sentito un eroe.

Oggi escursione in montagna, ma questo e' marginale. Non sto qui a raccontare che e' stata probabilmente la piu' bella che abbia mai fatto, con 300mt (di dislivello) iniziali tra roccia e torrente, con altri 500mt in un paesaggio lunare con il sole che ci inseguiva, con i restanti 200mt su una parete senza corda (un cerbiatto, sembravo), con nemmeno una nuvola in cima, che ovunque ti girassi vedevi montagne. Threesixty. Favolose. Con il primo pezzo di discesa a buttarsi giu' per il ghiaione, con due ore di saliscendi in mezzo al bosco per completare il giro.

Non staro' a raccontarvi tutto questo, perche' non lo renderei, ma soprattutto perche' vi devo raccontare che il giro finiva a 2km da dove avevamo lasciato la macchina, e qualcuno doveva pure andarla a prendere.
Dopo sei ore di cammino.

Ora, fossero stati altri due km durante il percorso, in mezzo al bosco magari, neanche ci facevamo caso, ma li no. Perche' quando compi quell'ultimo passo che dal sentiero ti porta alla strada asfaltata e' finita, si instaura un meccanismo nella tua mente che ti dice che non ce n'e' piu', che e' tutto finito, che sei stato bravo, che ti meriti il riposo.
Ecco.

Ma qualcuno doveva andare a prendere la macchina, e io in quel momento ero un eroe. Due chilometri, piu' gagliardi che scarsi, sulla strada asfaltata, di corsa.
Di corsa perche' gli eroi non camminano.

E non sto a raccontarvi che era discesa, perche' sono un eroe. Giovane e .

Comunque.

sabato 15 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 4: la montagna

Mercoledi' sera, mio papa' mi annuncia che l'indomani e' il giorno buono per andare a raggiungere quella maledetta croce, a 2058 metri, che da qualche anno ormai ci sbeffeggia. Diciamo che non abbiamo mai avuto l'occasione di andarci, ecco.
Li' per li' (#5), non so perche', non avevo neanche badato piu' di tanto alla frase Viene anche un tipo qua del posto, perche' il sentiero e' difficile da prendere.
Errore.

Giovedi mattina, ore 6.15, rampante, gia' fatto colazione, non vedo l'ora di uscire a guadagnarmi il panorama. Errore.

Questo tipo del posto era un vecchietto di 72 anni, che del posto non era perche' veniva da Mestre, e che nel tragitto in macchina per arrivare sotto il monte, vantava il suo curriculum da sherpa. Se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che si vantano.

Partiamo, e dopo 5 (e dico 5) minuti, l'ometto comincia a farci notare che la strada tira, che adesso si fa fatica, ma dopo e' anche peggio. Basta uno scambio d'occhiate con mio padre, per capire che non era una mia impressione che in realta' per ora era semplice.
Dieci minuti dopo, la nostra guida scorge un masso sul sentiero, e ne approffitta per chiamare una pausa, che Domenica prossima devo fare la corsa in montagna, non voglio tirarmi il collo oggi. Ribrezzo. Punto uno, perche' non si fanno pause in montagna!, soprattutto non dopo 15 minuti. Punto due, perche' se non ti vuoi tirare il collo (dammit) stattene a casa. Che poi, se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che fanno le pause in montagna.

E niente, dopo qualche minuto si riparte, sempre con sta macchinetta spara parole. Sembrava non esistessero i punti nella sua mente. Voglio dire, faceva un discorso, lo argomentava, lo chiudeva, e quando qualsiasi persona razionale pensava Ecco, qui ci sta il punto, no, lui metteva una virgola, una congiunzione (che tra l'altro non andrebbe preceduta da virgola, ma tant'e') e ne cominciava un'altro, di discorso. In montagna, dove la parte bella e' farsi avvolgere dai rumori della natura o rintanarsi nel silenzio. Che se c'e' una cosa che non sopporto, son quelli che parlano quando non si dovrebbe.

E insomma, questa tortura dura ancora altre due ore, fino a quando, gia' arrivati in cima, mio papa' e' costretto a scendere di 100 metri per andare a prendere lo sherpa che si era bloccato. Unica pausa quando decido di avventurarmi da solo verso un avvallamento, che sembrava panoramico, ma che panoramico non era. Dieci minuti dove posso finalmente accelerare il passo e soprattutto godere della quiete.

A voler coronare il tutto, arriviamo in cima e, ta-dah: nuvole. Ora, il bello di solito e' arrivare in cima, fare l'ultimo passo, e spalancare la bocca di fronte al panorama che spunta. Nuvole, non si vedeva altro che nuvole.

A dover coronare il tutto, per scendere ci sarebbe stato il piu' invitante dei ghiaioni, di quelli che ti fai trasportare, che ti porti dietro mezza montagna e in 5 minuti sei a valle, di quelli da levarsi lo zaino e usarlo come bob. Ma, ovviamente, avevamo uno sherpa da guidare verso casa. Che se c'e' una cosa che non sopporto, e' quel vecchietto.

Per coronare, infine, il tutto, nei metri finali colgo una parte del discorso che l'ometto stava concludendo tra se e se, ad alta voce, dalla cima della montagna. Mi sembra fosse qualcosa come Eh si, perche' a Venezia son tutti comunisti.
Ah ecco, volevo ben dire.

E con questa perla chiudo la serie dei post dedicati alla mia meravigliosa settimana di vacanza, che a voler/dover/per, infine, essere sinceri, meravigliosa lo e' stata, tutto sommato. Ma senza fare i conti precisi, eh.

Comunque.

martedì 11 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 2: la tv

Di solito non ne guardo molta, ma comunque ne guardo. Sara' che la maggiorparte delle volte guardo le partite, dove c'e' poca pubblicita', ma davvero, non mi ero mai reso conto di quanto fastidiose potessero essere quelle relative ai cellulari.
Mi scappa ancora adesso un ARGH.

Avevamo una piccola tv li in montagna, addirittura con il satellite che prendeva i 6 canali principali. E in piu' rete4. Il sesto canale, per chi fosse in dubbio, era raiSportSat. Lo so, non e' tra i primi 6, ma Sportitalia non prendeva proprio.

Comunque, mancando internet, era il mio unico mezzo di informazione, visto che il giornale lo leggo solo se ha le pagine rosa.
E niente, praticamente si guardavano i tg, non molto di piu', ma era davvero impressionante quante volte la pubblicita' con Scarica la tua suoneria! fosse presente in qualsiasi palinsesto. Che gia' la prima volta fa cagare, figuriamoci dopo 3 volte in 20 minuti.
Ovviamente ogni volta che partiva, mio padre non si asteneva dall'asserire quella che era diventata la scoperta dell'estate: Ma hai letto sotto? Cinque euro a settimana per sta suoneria, ma chi e' che va a dargli quei soldi? Ma e' assurdo.
Con piccole variazioni, ma il tema principale era questo.

Tuttavia, nella classifica delle cose fastidiose, le suonerie sono dietro a quello che definirei l'apoteosi dell'ignoranza: il superenalotto. Non c'era tg che non esaltasse lo straordinario jackpot, qualcuno addirittura lo metteva davanti all'editto bulgaro del Cavalier Berlusconi contro rai3.

Che poi, la cosa che piu' mi dava fastidio, era sentire gli inviati (che poi, cosa invii uno per il superenalotto? Mica e' in Afghanistan!) che pronunciavano una frase tipo Incredibilmente neppure oggi nessun 6. Ma, diavolo, le probabilita' saranno state le stesse del giorno prima!, giocata piu' giocata meno. Voglio dire, non e' che se io punto su un jackpot di 100 milioni ho piu' probabilita' che su uno di 10 euro. Ecco, tutto cio' sconvolgeva la mia razionalita'.

Tuttavia (e due), al gradino piu' alto del podio TvFastidio delle vacanze, c'erano le partite non trasmesse dal satellite. In particolare venerdi sera, juventus-valencia, ore 20.30, rai1. Al pomeriggio prendo birra e pistacchi: e' la serata perfetta. Ore 20.15, mi sintonizzo, trovo la posizione e, stoico, subisco la pubblicita' delle suonerie con un sorriso da AZdent; Nemmeno tu mi puoi scalfire questa sera, penso tra me e me.
Ore 20.32, parte la sigla di raiSport. SI, attesa finita. Riguadagno la posizione comoda in cui gia' ero, quasi a volermi assicurare che nessuno si sia seduto sotto di me.
Ore 20.32, silenzio, nero. Schermo nero, vuoto.
Ore 20.34, mio papa' profana pericolosamente il silenzio che ci aveva avvolto, con un Ah si, avevo letto che sul satellite di sky non mandano piu' i canali della rai.

Si e' passati inevitabilmente alla tv classica, quella che si prende in montagna.
Mi son guardato la partita piu' brutta degli ultimi dieci anni juventini, con le righe verdi del campo che si rincorrevano in verticale, e con l'audio che spesso sembrava un Sandro Ciotti d'annata, tanto gracchiava. Il che era anche positivo, visto che a commentare c'era l'amatissimo Bagni.

E poi non venite a chiedermi perche' guardo poca tv.

Comunque.
Comunqueuncazzo,miharovinatolevacanze!

lunedì 10 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 3: la chitarra

Si, manca il capitolo due, ma non avevo proprio voglia di scrivere della tv in questo momento. Sto finendo il libro di Volo, c'e' ancora il profumo della pioggia, e oggi e' il 10 Agosto aka notte delle stelle. Non mi andava proprio di scrivere della tv.

Allora, dato che il pianoforte in macchina non ci stava, e il mio nuovo strumento preferito, il basso, avrei dovuto suonarlo con le cuffie per non disturbare eventuali vicini, ho deciso di portarmi la chitarra in vacanza. E ho deciso di scrivere al presente, che scrivere tutto con l'imperfetto mi da sui nervi.

Comunque, con la chitarra c'ho sempre avuto un rapporto un po' strano. So fare la maggiorparte degli accordi, ma molti mi riescono male, e quando devo fare i barre' ci metto una vita a cambiare. Di solito la prendo in mano per fare le solite canzoni, quelle che so, che mi piace cantare. Oppure la prendo in mano nei momenti malinconia, e suono un po' di note a caso, e qualche 7+, che mi danno sempre i brividi.
Ogni tanto mi riesce pure qualcosa di sensato.

E niente, il problema e' che non la so suonare veramente. Cioe', non posso dire di sapere suonare la chitarra, saprei accompagnare qualche canzone, di quelle facili, niente piu'.
Cosi' mi ero proposto di impararla in sti sette giorni di vacanza, che tempo ne avevo. Il problema e' che stavamo su un appartamentino al piano terra, con una finestra sul pianerottolo di un'altra casa, e l'altra finestra sulla strada. Giusta all'altezza delle teste delle persone, che passando ovviamente guardavano dentro, incuranti dell'intimita' che stavano sbriciolando. E insomma, io cominciavo a suonare, ma alla terza persona che guardava dentro prendevo e mettevo via. E poi diventavo nervoso, invece di rilassarmi.

E niente, diciamo che ho migliorato le mie capacita' di, circa, un 2%. Che se per Tommy Emmanuel vuol dire raggiungere il nirvana, per me significa piu' o meno restare invariato. In compenso ho perso un 12% nel canto, spero sia colpa dell'aria.
Si sa che l'aria di montagna non fa sempre bene.

Cuz i'm a creep, mi dicono i Radiohead. Perche' sono una persona piccola, mi direbbe qualcun'altro.
Ma per ora, mi va bene cosi. Per questo momento.

Comunque.

domenica 9 agosto 2009

Le cronache di Carnia - 1: i libri

La prendo distante e lunga. Pensavo di splittarlo in due per farlo piu' leggibile, ma siccome scrivo per me, FS. Quindi.

Qualche giorno prima di partire mando mia sorella in biblioteca, che in sti sette giorni di vacanza volevo affogare nei libri. Al solito ritornello Cosa ti prendo? stavolta rispondo con precisione:

- Mah, mi han consigliato l'ultimo di Fabio Volo, mi pare si chiami Un giorno in piu', e poi prendimi qualcosa alla flusso di pensiero, tipo Paolo Nori, che mi piaceva. Ah, e magari prendimi Sogno di una nottetc di Shakespeare, che almeno poi non rompono piu'.
- Come?
- ... (cio' che non ho detto era un Come dovrei rispondere a questa domanda?)
- Cioe', chi non rompe piu'?
- Ah no, i tipi, lascia stare.
- Vabbe, altro?
- A posto.

Converrete con me che la lista sembrava alquanto delineata. E allora converrete con il mio stupore quando, circa un'ora dopo, mi ritrovo con tre libri in mano, due di Enrico Brizzi e uno di Massimiliano Nuzzolo. Di nuovo:
- Ehm, ma Fabio Volo?
- Eh, non ce l'avevano. L'ho fatto prenotare, dovrebbe arrivare la settimana prossima.
- La settimana prossima, cioe' quella in cui sono via? ...
- ...
- E sti qua?
- Ho detto alla Paola (la bibliotecaria, ndr) qualcosa sullo stile di Fabio Volo.
- Ehm, ma io cercavo lo stile di Paolo Nori. Fabio Volo non l'ho mai letto.
- Eh oh.

Pensando tra me e me (#4) che Eh oh non mi sembrava una gran risposta, comincio a sfogliare il primo libro della lista. Apro a caso e leggo un paio di frasi, sempre tra me e me mi dico Niente flusso di pensieri, prevedo niente pagina 8 per te, caro mio.
Chiudo il libro, mi ripasso fra le mani i tre libri, ci penso un po', giro la testa verso il corridoio, e alzando la voce dico Senti ma, Shakespeare?. Sento mormorare in lontananza un Merda, piuttosto inequivocabile.

Comunque, forte della mia filosofia di vita, parto per le ferie speranzoso.
Comincio il primo libro, il piu' intrigante, L'altro nome del rock di Enrico Brizzi. Per carita', mi piace come scrive, scorrevole, ma scoprire a meta' che non e' un romanzo unico ma una raccolta di storie, beh, mi ha un po' deluso.
Comunque son riuscito a finirlo, strappa la sufficienza.
E il buon Brizzi perde due punti dal JackFruscianteBestSeller.

Ok, giorno tre, restano due libri.
Prendo in mano il secondo di Brizzi, Nessuno lo sapra', s'intitola. Leggo prima la trama nel retro, parla di un viaggio da Est a Ovest del centro Italia, a mo' di diario di viaggio. Prende male.
Comincio l'altro libro, L'ultimo disco dei Cure di Massimiliano Nuzzolo.

Io ho questa cosa qua, che non so essere clemente coi libri, che se un libro non mi piace lo chiudo e gli metto una croce sopra. Approfondendo e regolamentando questo mio istinto, ho scoperto che sette pagine sono abbastanza per decidere se un libro merita la mia lettura oppure no. Fino a pagina sette ci arrivo, questione d'onore, poi un'idea me la faccio, e mi sento libero di continuare o di gettare via il libro senza rimorsi.

E infatti, a pagina 8 di questo libro non ci sono arrivato.
Neppure a pagina 8 del secondo di Brizzi.

E insomma, da tre libri che dovevo leggere ne ho letto solo uno. Restavano quattro giorni di vacanza, e avevo finito i libri.
Fortuna che il giorno dopo veniva a trovarci mio fratello, cosi' mi son fatto portare su un libro di quelli che ho a casa. Digital Fortress di Dan Brown, avvincente e in inglese, che sentivo il bisogno di ripassare il mio inglese.
E niente, ho passato i restanti tre giorni e mezzo a rileggere un libro conosciuto, sigh.

Ovviamente, ho notato solo in sede di partenza che il posticino in cui eravamo disponeva di una biblioteca. Genio.
A dire la verita' appariva piuttosto piccola, ma non essendo entrato, poiche' ero proprio in partenza, mi resta il dubbio che avrei trovato quello che cercavo.

Ora davanti a me c'e' il libro di Fabio Volo, che Han chiamato quelli della biblioteca che il tuo libro e' arrivato, mi aveva detto mia sorella.
Ora che devo rimettermi sulla tesi concentrando le mie energie, ora che il tempo e la voglia di leggere s'incamminano a braccetto verso lo zero. A dire il vero, il tempo e' un po' piu' avanti. Direi che il tempo fa da lepre e la voglia lo insegue.

Comunque.

Le cronache di Carnia - prefazione

Che sarebbe la valle dove ho passato ste vacanze, la Carnia. In Friuli, per i geografidiosincratici. Spiegazione obbligata, visto che sara' un titolo di cui abusero' in questi giorni.
Ma che titolo geniale. Patpat a me.

Comunque, non avete idea di quanti spunti di scrittura possa fornire una vacanza, e quando dico che non avete idea intendo usare un'espressione convenzionale, per dire che ce ne sono tanti. Non volevo dire che proprio non lo sapete, eh, che in vacanza poi ci andate pure voi, penso.

Ovviamente non ho preso nota di tutti sti spunti, principalmente perche' odio scrivere a mano, con la carta, la penna e tutti quei movimenti innaturali, quindi vi elenco quelli che ho in mente ora, e che ho intenzione di approfondire nei prossimi post.

Uno: i libri. Esperimento trinitario di come tre diventino ancora una volta uno.

Due: la tv. Dagli spot per i cellulari, al superenalotto, alle partite non trasmesse. E avrei gia' detto tutto, se non avessi altro da dire.

Tre: la chitarra. Ma in fondo non ci credevo neppure io.

Quattro: l'unica escursione in montagna.

E basta, probabilmente ci sarebbe qualcos'altro, forse pure me lo ricordo, ma ho gia' quattro punti da sviluppare, e a pagina 8 del manuale del blogger dicono che per una vacanza non si devono scrivere piu' di due post. Pagina che evidentemente non ho letto, e vi spieghero' perche' nel capitolo uno "i libri".

Buona domenica a tutti, la mia sara' di rientro nella realta', di valigie da migrare in armadi e altre convenzioni della situazione in oggetto.
Comunque.

sabato 1 agosto 2009

Sette giorni

Sei in vacanza. Mirco, sei in vacanza. Crederci fa parte del gioco.

Cinque minuti e si parte, daje.

Quattro gatti, nel posto dove andiamo, con somma d'eta' superiore a duecento.

Tre libri da leggere, che di tempo ce n'e'. Magari in riva al laghetto.

Due passi in montagna, per respirare un po' d'aria e godere dei magnifici panorami.

Una chitarra: e' la volta buona che imparo sul serio a suonarla.

Zero pensieri. Z E R O.

Decisamente la mia vacanza.
E un "Comunque." per la settimana prossima.

mercoledì 29 luglio 2009

W = VW, ovvero Warwick = Victor Wooten


PS: Video da ascoltare finche' leggete. [fine PS]

Non e' da me mettere immagini nel blog, tanto meno dei video, ma oggi sono andato a portare in assistenza la mia povera tastiera, che necessitava di un cambio batteria interna con reinstallazione di tutti i suoni, ovviamente quelli originali, quelli fatti da me dubito riescano a reinstallarli, quelli son persi, andati, e pensare quanto tempo ci avevo messo.

Comunque, dicevo, che nella frase di prima mi sono perso, dicevo che sono andato in questo centro assistenza, e fatto sta che avevano in bella mostra questo Warwick.
Ora, chiunque (?) veda un warwick pensa a Victor Wooten, e io non potevo sottrarmi a questa regola non scritta.
Pensando a Victor Wooten poi mi e' tornato in mente un video che l'altro giorno ho guardato circa 42 volte, e in effetti sarebbe stato strano che non mi fosse tornato in mente.

Quindi:
Quindi mi accorgo ora che non posso integrare un video da youtube, credo, quindi metto l'indirizzo in cima, ascoltatelo mentre leggete il post.

E stavolta niente comunque finale, che non ci sta.

martedì 28 luglio 2009

Maestri di cerimonie

In sti giorni mi e' tornata la passione per l'MCing, che vado a spiegarvi per non far crashare i server di wikipedia: dicasi MC, ovvero Master of Cerimonies (#3) [e' inglese, d'accordo, ma e' comunque insensato], dicevo, gli MC sono quei tipi che improvvisano delle rime sopra una base tipicamente hiphop. Si, lo so, questa definizione uccide l'atmosfera, che e' un po' il bello della situazione.

Comunque.
Ho sempre trovato assurdo come possano questi MC portare a termine le loro battute, che voglio dire, cominci la frase dicendo una cosa qualsiasi, e nei 0.134 secondi di tempo in cui respiri devi pensare a come cominciare la seconda frase perche' abbia un senso con la prima, e (cosa quasi piu' difficile) devi farla rimare con la parola che ha chiuso la prima fase, e (cosa sta volta piu' difficile) deve essere qualcosa che faccia ridere o che comunque prenda in giro il tuo avversario.
E poi sotto un'altra, e cosi' via. Fantascientifico.

Vero, tante volte usano delle rime preparate, che in gergo si chiamano punchlines, ma che noi chiameremo rime preparate, non essendo del gergo, ma tante volte improvvisano. Voglio dire, si scambiano battute su un argomento appena scelto, o in risposta ad una battuta precedente. Fantascientifico.

Una volta per divertirci lo facevamo anche noi, in quinta liceo. In chat, scritto, con due minuti massimo di tempo per ogni battuta. Non esattamente al volo (#4).
E non erano neanche granche', ma tant'e'.

Comunque, da grande anch'io faro' l'MC.
Mi divertono le rime. Fantascientifiche.

sabato 25 luglio 2009

Black list dell'italiano, per come la vedo io

Prima stavo pensando che ci sono un mucchio di parole o modi di dire, nella lingua italiana, che se analizzati non hanno alcun senso, per come la vedo io.
Ho gia' sollevato qualche perplessita' in alcuni dei post precedenti, ma ora ho deciso che non posso e non devo dare troppo peso a tali baggianate, che poi quando ti impunti su una parola non ne esci piu'.

Che poi, non so se vi capita, ma io quando leggo tante volte una parola, anche una parola normale, poi mi sembra che non abbia piu' significato, come fosse un suono idiota che non vuol dire niente.
Ma forse capita solo a me.

Comunque, dicevo, non ho piu' intenzione di soffermarmi su cotali parole o frasi idiomatiche per me insensate, ma per non soprassedere (#1), ho deciso di tenere una lista dove inserire queste parole, cosi' anche loro avranno la loro. Dove con il primo loro intendo le parole, e con il secondo intendo che avranno la loro ... uhm ... avranno la loro (#2).

Non avendo ovviamente voglia di tenere una lista, ho deciso, come i piu' arguti di voi avranno gia' intuito, di segnare le suddette parole o frasi idiomatiche con il numero della loro posizione nella lista, quindi con #x, dove # nel comune linguaggio informatico che tutti noi conosciamo indica la parola Numero, e x nel comune linguaggio matematico che tutti noi conosciamo indica un numero appartenente all'insieme N. Che nel comune linguaggio matematico che tutti noi conosciamo indica i numeri naturali. Chesenons
apeteneanchequestisietepresimaleeh.

Ora che vi ho istruito su questo modo di agire, son sicuro che non mi capiteranno piu' tali parole o frasi idiomatiche, e' un classico. E forse e' un bene.

Comunque.

venerdì 24 luglio 2009

Di musica e di altre sciocchezze

Stamattina mi era venuto in mente un post su una canzone, ma essendo estremamente vulnerabile, mi sembrava azzardato fare il primo post sulla musica senza spiegare come la intendo, che poi uno pensa Ha fatto un post su quella canzone quindi gli piace quel genere di musica, e a me questa cosa qui proprio non andrebbe giu'.
Quindi, per poter poi fare un post su una singola canzone, andovvi a spiegare come piace a me la musica:
Bella.

Ascolto piu' o meno qualsiasi genere di musica, tendo ad escludere a priori solo poche categorie, come la tecno-house e il death/heavy/satanic/*-metal, che quella proprio non riesco ad ascoltarla, poi per il resto ascolto dal folk al pop, dal jazz al rock, dal punk (poco) all'emo (meno).
Inoltre, tendo ad ascoltare una canzone nuova che mi piace all'incirca ventitre volte di fila, prima di passare ad altro. Lo stesso vale per gli album.
Questo e' un po' il succo del discorso: mi innamoro di una canzone o di un album di qualsiasi genere, la/lo ascolto per una settimana in loop (= giro?), poi mi stufo, mi fa ribrezzo per un paio di settimane, e poi la/lo ascolto saltuariamente nel corso della vita, tipicamente in occasioni bimestrali.

Direi che si puo' considerare una buona spiegazione del motivo per cui prediligo il progressive e il jazz: sempre vari, da crearci sopra, da trovare sempre robe nuove, insomma, da non stancarsi mai.

Interruzioni varie mi portano ad abortire il post, non ricordo piu' cosa volevo dire. Che poi, comunque, il senso un po' si e' capito, il resto sarebbero stati probabilmente solo giri (= loops?) di parole.

Comunque.

Erano i Ministri, con Un bel canto. Giusto per dare soddisfazione a qualcuno. Ora capirete perche' non potevo fare un post su una canzone senza dire come intendo la musica, che poi non mi si venga a dire che ascolto i Ministri e quella musica li.

giovedì 23 luglio 2009

Dove c'e' google c'e' casa

Conclusa l'epopea migrazione che mi ha fatto perdere due giorni, guadagnare una descrizione per il blog, perdere la possibilita' di avere un blog su WordPress.
Due a uno.

A nasty experience.

Comunque.
E' sempre bello tornare all'ovile, perche' diciamocelo, francamente, fara' anche paura, avra' il monopolio del web, ma google lo fa meglio.

mercoledì 22 luglio 2009

-> Wordpress

Sono migrato (ho migrato?) al seguente indirizzo:
http://comunquepunto.wordpress.com

Se vi chiedete perche', andate sul sopraindicato link.
Ma non sperate di trovare una risposta, eh.

martedì 21 luglio 2009

PageRank vs tag.

I tag. Allora, io all'inizio li volevo anche mettere, nel primo post, poi pero' non mi veniva in mente niente, e allora ho analizzato i pro e i contro e ho deciso che i tag non ce li metto.

Oggi ho rivalutato i pro e i contro. Vincono i pro.
Tanto per cominciare in effetti se devo cercare un post vecchio sono molto utili, che con i titoli azzeccati che metto io puo' non essere banale.
E tanto per finire, fa guadagnare un sacco di posizioni su google.

Che io proprio per questo non li mettevo, perche' non me ne fregava niente che la gente leggesse il mio blog, che a me bastava scrivere per me, punto.
E invece no.
Eh, chiamala vanita', ma avere qualcuno che ti legge fa piacere, piu' che altro perche' senno' una volta fatto il post a mente tanto vale scriverlo.

E niente, pensavo che alla fine un po' di sana pubblicita' vanitosa no fa male, quindi pensavo di cominciare a metterli, sti tag.

Che poi, una volta sono stato ad un seminario su come lavora google, e sono stato detto (era in inglese) che per l'ordine delle pagine nei risultati di una ricerca, il PageRank, che sarebbe l'algoritmo che usa google, pesa il 5%.
Cioe', la grande invenzione che sta sotto google, influisce per il 5%.
Il resto son mazzette, bene o male.

Comunque.

domenica 19 luglio 2009

Fuochi del Redentore

Ieri ero a Venezia a vedere sti famosi fuochi d'artificio del Redentore, che mi avevano detto che ci veniva gente da tutto il mondo, da quanto erano famosi e quindi belli.

E niente, si costuma che per l'occasione quelli del comune di Venezia aggiungano un ponte, proprio davanti alla Chiesa del Redentore. Solo che questo ponte, essendo provvisorio, era appoggiato su delle zattere, che erano si ancorate a dei pali fissi, ma restavano traballanti, le zattere, e di conseguenza traballava anche il ponte, che secondo me a vendere pastiglie anti-mal-di-mare alle estremita' del ponte si facevano i soldi.

E insomma mi incammino anch'io, perche' sono a Venezia, c'e' un ponte nuovo, vuoi che non mi ci infili? E infatti infilarsi e' un verbo azzeccato, che per riuscire a passare dovevi essere un contorsionista, o un ladro dei film americani, di quelli che evitano i raggi laser a tempo di musica.
Che poi, a tempo di musica... vabbe'.

Dicevo, stavo su questo ponte traballante, poco dopo la meta', quando vedo passare in direzione opposta, nientepopodimenoche Massimo Cacciari, il sindaco di Venezia.
Capirete l'entusiasmo puerile di vedere una celebrita', che mi ha annebbiato la mente e immobilizzato per, diciamo, 0.247 secondi, senza esagerare. Arrotondati per eccesso.
E poi pero' mi e' venuta questa riflessione, che sara' una boiata, ma a me vedere il sindaco di Venezia che si fa largo tra la gente per passare come tutti gli altri, invece di attraversare il canale scortato su un piroscafo piu' lungo della larghezza del canale, mi ha fatto star bene.
Mi ha fatto pensare che deve essere una brava persona, coi piedi per terra. Che poi, il sindaco di Venezia, coi piedi per terra. ...

Comunque.

Proprio belli i fuochi del Redentore, se togliamo le sei ore di attesa seduto inscatolato, e il pensiero di quanti migliaiadi
milionidimigliaia di euro sono andati in fumo, letteralmente.
Proprio belli.

venerdì 17 luglio 2009

Conosco il Cluedo.

Ieri si stava parlando tra amici delle solite cose, che uno si chiede anche perche' si parli sempre delle solite cose, visto che ci si stufa presto e non si scopre mai niente di nuovo. E infatti uno se l'e' chiesto, perche' si parla sempre delle solite cose, e per sviare la noia ha proposto un gioco di societa', di quelli in in scatola: Cluedo.

Io ovviamente non sapevo giocare, ma gli altri sembravano piuttosto sicuri di se, per questo ci abbiamo messo venti minuti prima di deciderci ad usare la telefonata a casa per farci spiegare le regole, in vivavoce (e badate bene, mi richiede un grosso sforzo sorvolare su tale termine, ma per il bene dell'obiettivo finale mi tratterro').
Piuttosto interessante notare che durante la spiegazione, raccolti in un religioso silenzio, era partita la piu' classica delle sfide di annuimento. Qualcuno si permetteva pure qualche tocco di classe ripetendo le finali del MasterSpiegatore, come a voler dire Si, chiaro, questo me lo ricordavo.

Non e' difficile intuire che siano serviti altri venti minuti per mettere insieme tutte le informazioni raccolte, per lo piu' (<- ?) discordanti, e cominciare a giocare con delle regole che definire giuste non renderebbe onore all'inventore di tale gioco, porello. Direi piu' concordate.

Volevo inizialmente parlarvi di come abbia vinto due partite su due, rivelandomi un quantomeno sospetto campione di Cluedo, o meglio, di Cluedo in versione 16/07/2009, ma il post si allungherebbe troppo, io ho dei lavori da portare assolutamente a termine entro l'altro ieri, e soprattutto non penso ve ne fregherebbe piu' di tanto.
Quindi chiudo qui.


Che senso ha vivavoce? viva - voce, una voce viva. Chiamala altavoce, voceforte, cosisentitetutti, conferenzaMode, ma cosa diavolo centra viva.
Su per lo piu' non discuto neanche.


Comunque.

mercoledì 15 luglio 2009

Toh, guarda, un lipogramma.

Ieri mi e' apparso davanti, senza volerlo, il termine lipogramma.
Ora, immagino vi domandiate l'esatta etimologia del termine, e fate bene, e' giusto farsi delle domande, ma spero vivamente non pretendiate una risposta esauriente.
Allora, in soldoni (modo di dire alquanto bizzarro e fuorviante, ma tant'e') un lipogramma e' un ... ehm, vediamo ... beh:

Prendete un testo, oh, non serve un gran testo, potete prendere in prestito quello di vostro papa'. Fatto?
Bene.
Ora selezionate una qualsiasi lettera dell'alfabeto. Ah, per la prima volta evitate le lettere a, e, i, o, u. Fatto?
Bene.
Ora, mantenendo intatto il senso, rielaborate il testo senza servirvi della lettera selezionata, e avrete il vostro lipogramma!
Bello, no?

Provate, bisogna trovare spesso dei sinonimi o riorganizzare la frase per evitare tale lettera, e' un buon allenamento.
Puo' addirittura risultare divertente, se avete finito di guardare tutte le serie televisive dall'ottantasette ad oggi, e se siete in un posto dove nessuna onda radio vi puo' raggiungere.
Io mi sto divertendo.

Stavo pensando di attuarlo nella vita di tutti i giorni, ma temo non risponderei quando la gente griderebbe Mirko, e diventerebbe piuttosto impegnativo gestire la mia quieta vita mondana.

Wow, non pensavo di arrivare alla fine indenne!
E non sforzatevi nel trovare errori, ho usato la funzione Find di Firefox su quella lettera, e ha saltato il post in pieno. Yeah.
Ok, non e' proprio un lipogramma non avendo un testo di partenza, ma potrei affermare di aver avuto tutto il post in mente e, una volta presa la lettera, averlo reinterpretato.

Potrei affermarlo.

Comunq...
Merda!

martedì 7 luglio 2009

H di Heremia

Stavo pensando che c'e' un sacco di gente che non conosce Andria (95.000 abitanti) o Barletta (92.000), ma tutti conoscono Domodossola, che di abitanti ne fa su per giu' 18.000. E mi sembrava un'ingiustizia bell'e buona, che chissa' quanto tempo gli ci e' voluto ad Andria per tirar su tutta quella gente, e quando c'aveva 18.000 abitanti mica si sognava di essere conosciuta da tutti, Andria, che lei le rispettava le gerarchie, e invece guarda sta Domodossola. Tsk!

E poi pensavo che quando si deve fare lo spelling dell'H si dice Acca di hotel, che citta' italiane non ce ne sono, con la H, e anche questa mi sembrava un'ingiustizia bell'e buona, anche se un po' meno bella di quella di prima, di Domodossola.

E allora mi e' venuto in mente che potrei creare una citta' con la H, cosi' poi diventa famosa anche se c'ha 10.000 abitanti, e magari divento famoso pure io.
Tanto ormai Andria e Barletta se la saranno messa via, che se proprio devono tirare fuori qualche storia se la prenderanno con Domodossola, dico io.

Comunque credo che la chiamerei Heremia, la citta'.
H di Heremia. Non male.

sabato 4 luglio 2009

Adoro la pioggia

Non fraintendetemi, la adoro proprio.
In particolare i temporali.
Devo ancora ben decidere se preferisco il prima o il durante.

Prima c'e' un'atmosfera surreale, di quelle che vedi in tv sui fantasy della domenica pomeriggio, con il cielo blu che improvvisamente si divide in un bianco ed un nero.
Sono chiaramente un azzurro e un blu scuro, ma li per li riesce a farti credere che siano bianco e nero, a fronteggiarsi, a cedersi spazio da una parte per guadagnarlo in un'altra.
E se ti metti a fissare il blu scuro, perche' lo sai bene che vincera', che e' solo questione di minuti prima che prevalga sul suo avversario, se fissi il blu scuro, dicevo, puoi anche perderti. Ma perderti veramente.
Tutte quelle nuvolette che si sormontano, che non riesci proprio a capire se siano molto distanti o terribilmente vicine, e ti fanno perdere il senso dello spazio, della realta'.
E poi il vento che ti scivola addosso, fresco. Un vento messaggero di disordini, che di li a poco potresti benissimo odiarlo, ma in quel momento non puoi che abbandonarti, lasciarti abbracciare, perche' ti fa sentire estremamente vivo.

Durante e' solo il ticchettio delle goccie che cadono su altre goccie, e il ricordo del profumo di quell'istante.

L'istante e' forse la parte piu' bella, quando comincia la pioggia. Ma intendo quando comincia a cadere, lassu', non quando arriva. Perche' sembra impossibile, ma c'e quell'inconfondibile profumo che annuncia le prime goccie, che lo senti arrivare come un sussurro all'orecchio.
E sono quei tre secondi, magici, in cui tiri su col naso avidamente per non farti scappare nemmeno un momento, e la tua mente comincia a formulare l'idea delle prime goccie, e allo stesso tempo la allontana, quasi a voler chiedere piu' tempo, perche' poi il ticchettio della pioggia ti portera' soltanto il ricordo di quell'istante, di quel profumo, e non saprai nemmeno dire se lo senti davvero o se esiste solo nella tua testa.

Ecco, le prime goccie. Piove.
E io adoro la pioggia.

venerdì 3 luglio 2009

Tarantella per un avvocato pignoragliaglio

Mi ricordo che qualche giorno fa mi e' venuta in mente una poesia, che a me non capita spesso, e mi son detto Beeela questa, potrei scriverla sul blog. E poi ho pensato che pero' io sul blog non scrivo poesie, perche' volevo scrivere solo in questa maniera qua, e lasciar da parte altri stili, che poi senno' vien fuori un marasma e non ci si capisce piu'.

Poi pero' ho pensato che in fondo il blog l'ho fatto per me, per poterci scrivere quello che voglio, mica per preoccuparmi di forme e stili, e quindi mi son detto Beeela questa, domani la scrivo sul blog.
E niente, poi me la son dimenticata, pero' intanto ho deciso che se mi capita qualche altra poesia davanti la pubblico, e non me la lascio mica scappare, stavolta.

Mi pare fosse sulla pioggia, ma proprio non me la ricordo.

Comunque, il titolo non centra niente eh, e' che stavo ascoltando quella meraviglia degli Elii, e non avendo altree idee mi son buttato sulla prima frase che han detto.
Che a pensarci, se questa e' una frase a caso, fa pensare.

Comunque.

mercoledì 1 luglio 2009

Quando il playback e' meglio del live

Oggi ho ripreso in mano il basso dopo un settimana di inattivita', che son un paio di mesi che mi son messo ad imparare sto strumento, e ogni tanto mi giro e lo suono, che c'e' l'ho giusto dietro al pc, e con la sedia girevole faccio presto a prenderlo in mano, solo che sta settimana qua e' stata un po' diversa dalle altre settimane, e allora non mi ero piu' girato, con la sedia.

Il fatto e' che sono andato per vie economiche, e il miniamplificatore che uso per sentire il suono diciamo che fa un po' di interferenze. Diciamo pure che prende la radio. E diciamo pure che prende radio Marilu', grande radio anni 70/80/90, diciamo che non trasmette musica moderna, se esiste una musica moderna.

E insomma mi metto a suonare e ogni tanto, in base a come mi sposto, si sente piu' o meno chiaramente la canzone che trasmette sta radio, e allora se e' una bella canzone io mi fermo ad ascoltarla, e magari ci suono un po' sopra, ma se e' proprio bella anche no, mi fermo proprio ad ascoltarla, questa canzone.
E poi, nell'estasi della canzone, faccio un movimento un po' brusco e sparisce tutto, e allora all'inizio ci resto un po' male, ma poi mi rimetto a suonare, che in fondo era per quello che avevo acceso il miniamplificatore, per suonare, solo che poi confronto quello che suono con quello che ho appena sentito, e non mi piace piu', mentre prima un po' mi piaceva anche quello che suonavo.

Comunque di solito il giorno dopo mi piace di nuovo, o anche la sera stessa se questa cosa mi capita di mattina.

lunedì 29 giugno 2009

L'avevo detto io che Probabilita' e Statistica era un esame inutile

In questi giorni qui c'e' la sagra al mio paese, e a me mi hanno chiamato come ogni anno a servire ai tavoli, che e' un lavoro che a volte e' fastidioso ma poi alla fine, quando ci ripensi, ti vien da dire che e' bello, questo lavoro, perche' si sta in compagnia e si ride, e perche' poi si mangia tutti gratis. E ci si spina pure una birretta ogni tanto.

E niente, come penso in ogni sagra, c'e' pure la pesca, che se non avete presente funziona che tu gli dai un euro, ti prendi un biglietto, lo apri, e ci leggi il numero di un premio esposto o di una citta', che arrivato a 10 citta' poi ci sono altri premi piu' piccoli. Poi ti va male, e allora prendi un altro biglietto, loapricileg
giilnumerodeviacosi.

E insomma, quest'anno la legge dei grandi numeri ha deciso di fare un salto alla nostra pesca, che io alzavo gli occhi e vedevo gente che usciva continuamente con sti pacchi enormi sotto/sopra braccio. Poi entrava un bambino, usciva, si chiamava dentro tutta la famiglia, e uscivano subito dopo con un pacco a testa, di quelle situazioni che ti riappacifichi con tutti i cugini di terzo grado per farti dare una mano a portar via tutto.
Che io stavo per chiamare il centotredici perche' pensavo che stessero svaligiando il salone.

E poi mi e' venuto in mente (che io le situazioni a favore le so sfruttare eh), che ci si poteva andare anche noi alla pesca, a portarci a casa una cameretta o una cucina. E insomma mando mia sorella a pescare.

Undici euro, undici biglietti.
Esce uno con una macchina per fare il pane.
Otto citta' di quelle da premio piccolo arrivato a dieci.
Esce uno con un mobile in legno di quelli da metterci sopra il telefono.
Due numeri alti, che con i numeri alti puoi scegliere tra una spugna e un quaderno.
Esce una bimba con una bici. Una mountain-bike.
Oh oh, un numero, cinquantaquattro, grande, vediamo, quarantotto, cinquantadue, fila sotto, cinquantaquattro!

Credo sia rimasto in macchina, un berretto di lana rosso, di quelli con la pallina sopra, del diametro non superiore ai dieci centimetri.

E niente, son tornato a spinarmi una birretta.