lunedì 26 ottobre 2009

musica '09 - ad uso esterno

Ed eccoci a fissare la classifica finale per la musica-con-la-m-piccola di quest'anno, che classifica non sara' visto l'indecisione del caso.
Mi limitero' ad incoronare il vincitore e a segnalare le buone riuscite.

A vincere per distacco e' ancora una volta Damien Rice, con l'altro album [due ne ha fatti, povero]. L'altr'anno, che mi accorgo ora si scrive in una maniera pressoche' stratosferica, dicevo l'altr'anno [ma uau!] mi aveva stregato con 9, il suo capolavoro piu' recente, invece per il '09 mi ha proposto il suo album di debutto, O.
Tralasciando i nomi sibillini che ancor'ora [ma uau!] mi sfuggono, posso solo dire che il suo stile molto acustico fa viaggiare. A nastro. La destinazione credo sia piuttosto soggettiva, io mi ambiento in una scogliera irlandese o in macchina su una strada deserta, ma in ogni caso fa viaggiare. Da ascoltare con propensione d'animo, ma non rappresenta prerequisito obbligatorio perche' a volte la crea direttamente lui.

Passando invece alla rubrica Album degni di nota si propongono i seguenti [in ordine piu' o meno di gradimento]:

- Poeticherie dei Cappello a Cilindro, meno bello di Per non rallentare ma sempre entusiasmante. Spaziano sempre dall'evocativo al festaiolo, provocando sbalzi d'umore che ti fan prendere un accidente. Tra le migliori band in Italia, peccato si siano sciolti. Curiosita': si erano piazzati al secondo posto anche lo scorso anno, sempre dietro a Damien Rice. Curioso.

- Mr.A-Z di Jason Mraz. Avete presente la meteora di I'm yours? Beh, non e' una meteora. E' parte della musica e la musica la sente come pochi, meta' album e' da standing ovation, l'altra meta' stranamente anonima. Un autore che in live vale circa il doppio.

- L'amore non e' bello di Dente. Sbarazzino e mai banale, ed estremamente autentico. Un cantautore che da' l'impressione di non impegnarsi troppo e che fa di questo difetto il suo pregio. Un album dall'ascolto piuttosto piacevole per ogni traccia.

- Tempi bui dei Ministri. Direi brani sicuramente interessanti, qualche motivo di quelli che resta in testa e un paio di canzoni da impostare in Repeat ad libitum. Fortemente penalizzati dai video, voglio ancora sperare che non siano idee loro ma imposizioni del regista.

A voler decretare un unico vincitore la sfida si riduce Billy Cobham con Spectrum versus O di Damien Rice. A voler decretare, ma siccome ho diviso in due classifiche proprio per non decretare, non decretero'.

Per la cronaca il trofeo di BestAlbumEver resta ancora saldo nelle mani dell'accoppiata Brubeck-Desmond scoperta qualche anno fa.
Please make some noise for Live at the Blue Note of Dave Brubeck Quartet!

Lo standard e' non seguirlo

ATTENZIONE! Contiene tecnicismi.

Rabbia eh, tanta rabbia.

Da una parte min-width: 1024px vuol dire quello che vuol dire, giustamente, dall'altra e' ignorato bellamente, che sembra quasi una riga commentata.
Da una parte margin e padding sono esterni a width, giustamente, dall'altra invece sono inclusi.
Da una parte color: inherit eredita il colore del padre, giustamente, dall'altra come fosse orfano.
Da una parte #53568e e' un bel viola, giustamente, dall'altra e' un viola-marrone inguardabile.

E io sto CSS come dovrei farvelo? Devo farlo di gomma che si adatta ad ogni superficie? O vi allego un due metri cubi di pongo che ci potete aggiungere quello che volete a piacimento? O lo faccio come le figurine "special" che se le inclini cambiano immagine?

Che poi quello che mi da' veramente fastidio, e' che c'e' uno standard, esiste! Voglio dire, della gente [che ne sa, non come voi buzzurri] si e' riunita e ha deciso che le cose vanno fatte cosi', che son piu' meglio.
E allora dico io fatele cosi anche voi, che uno poi non deve piu' rompersi la testa ogni volta per tutte ste interpretazioni diverse. Eccheddiamine!

E che per oggi non sto a dire che e' colpa vostra, Microsoft.
Ma un giorno vi torno, che di cose da dirvi ne ho.
Ah, se ne ho. E Ah, se vi torno.

Comunque.

mercoledì 21 ottobre 2009

Musica '09 - try this at home

Lo so che siamo ancora ad ottobre, ma oggi avevo voglia di tirare delle conclusioni sugli album dell'anno stillando la classifica finale. Ovviamente intendo gil album *scoperti* quest'anno, non usciti quest'anno, che io di musica nuova non ne ascolto tanta tanta.

Premetto che a) mi sento libero di dividere in due post diversi la musica comune dalla Musica [senza implicare che Musica > musica eh, solo per distinguere], e b) nell'ultima meta' dell'anno ho riscoperto la fusion.

Musica:
L'ultimo gradino del podio lo conquista Victor Wooten con il suo album d'esordio A show of hands [1996], un album in cui le voci piu' diverse sono accompagnate da un unico strumento: il basso. Quindici brani di "Oooh" e "Ouch" dove Wooten mostra effettivamente le sue mani, sempre con la testa che fa su e giu' perche' il ritmo lo impone. Sulla strada del suo album c'e' un cartello con su scritto Virtuosismo, di qua.

Alla posizione numero due troviamo invece una vecchia conoscenza: Herbie Hancock con Head Hunters [1973]. Quello che e' il suo primo album Funk contiene solo quattro tracce, ma basti dire che una di queste e' Chameleon per non aver bisogno di chiedere le restanti tre. Il tastierista di Chicago fa praticamente ogni cosa, fa quello che vuole, e puo' permettersi di incidere un album funky senza chitarristi. Classe purissima.

In vetta alla classifica troviamo un altro album d'esordio, Spectrum [1973] di Billy Cobham. Il panamense dalle braccia volanti propone sei tracce con cui terrorizza tutti i batteristi affermati del tempo, ma non solo; tra dimostrazioni di tecnica sopraffina e di magia trova il tempo per dialogare con gli altri strumenti, dimenticando qua e la' in maniera sbadata dei groove che non lasciano scampo. Lo si puo' quasi vedere col sorriso dietro a tutti i suoi tamburi, a seguire col corpo quello che la Musica gli suggerisce, senza badare troppo ai quattro quarti sucessivi. Un album che non cambia la vita, ma che la stravolge per quaranta minuti.
"È senz'altro il feeling la cosa più importante, la tecnica viene sempre dopo." (Billy Cobham)

A onor del vero ci sarebbe un altro album da considerare, che avrebbe sconvolto la classifica se solo fossi riuscito a procurarmelo per intero. Quattro tracce mancanti hanno impedito a Jaco Pastorius ed al suo omonimo album d'esordio di meritarsi il premio Musica '09. Veramente un peccato.

Comunque.

martedì 20 ottobre 2009

Quei computer piccolini

Ce li avete presente? Li chiamano netbook e vanno molto di moda adesso. Son dei portatili, ma un po' piu' portatili degli altri portatili. Saranno boh un paio d'anni che sono fuori ormai, all'inizio avevano schermi da 8.9 pollici, che son pochi pochi eh, e c'avevano dei dischi fissi da 8GB tipo che ci sta giusto il vostro lettore mp3. Solo che questi dischi usano una tecnologia diversa dagli altri soliti dischi, li chiamano dischi Flash, e infatti sono piu' veloci degli altri, ma non penso li chiamino cosi' per questo. Comunque sta il fatto che non durano una vita, questi dischi, e poi erano tipo da 8GB. Al massimo da 16GB.

E insomma, appena usciti c'era un botto di gente [almeno in Corso con me] che se li prendeva perche' erano belli e piccolini, e poi costavano tipo 300 euro contro i 700 di un portatile normale. E gliene fregava poco che c'avessero un quarto di potenza di calcolo di un normale portatile, che voglio dire, ci potevi giusto leggere la posta e scrivere giu' qualcosa.

E a me invece hanno sempre dato fastidio. Cioe', con 8.9 pollici devi usare il font Braille per provare ad intuire le scritte, e poi 1.6Ghz di processore?! 1.6? Per farvi capire i portatili normali di quel tempo ne montavano due da 2.2Ghz, e questi viaggiavano con uno da 1.6! Mah, secondo me bisognava essere proprio delle persone senza personalita' per prendersene uno. Una cosa cosi' la prendi solo per capriccio dai, non ci puo' essere un motivo serio. Dico io.

E niente, l'altro giorno me ne sono comprato uno anch'io.
Tutto bianco.

venerdì 16 ottobre 2009

Il gioco non vale la candela [#15]

Avrei potuto semplicemente fare un post in cui usavo quest'espressione e farla scorrere via come tutte le altre, ma mi è parso che tale modo di dire meritasse uno spazio tutto suo. O per meglio dire, valesse la candela [#15 - variante].

Ora, sicuramente quel genio di bot automatico che sta dietro YahooAnwser si è fatto una domanda sull'origine di tale espressione, e sicuramente ha inserito la risposta corretta mescolandola tra altre 27 risposte prese a caso dalla rete. Sicuramente. Ma direi che non ci riguarda.

Andovvi dunque ad illustrare le ipotesi che si sono fatte spazio [senza grosse difficoltà visto il vuoto che le attendeva] nella mia mente a riguardo di tale modo di dire, vedete voi quale vi sembra più appropriata:

1) Banalmente dal vecchio baratto. Attorno al 1658 nell'attuale Piemonte viveva un noto fabbricatore di candele; un dì un innamorato il cui amore era inversamente proporzionale alla sua ricchezza andò da lui per comprare [ovviamente] una candela, la più bella. Non avendo soldi con cui pagarlo il nostro eroe cerco di barattarla con un vecchio gioco da cui non si separava mai, l'unica cosa che gli era rimasta, tramandato di generazione in generazione [che si rivelò poi essere un amuleto in un'altra storia che non ci riguarda], ma il perfido aka malvagio commerciante rifiutò l'offerta con un secco e perentorio Il gioco non vale la candela. Tale gesto ignobile fu preso a simbolo dell'insensibilità della gente del posto, tant'è che ancora oggi si usa dire Il gioco non vale la candela per indicare la malvagità dei piemontesi. Piemontesi e commercianti.

2) Bonn 1954, finale mondiale di Briscola a squadre, Thailandia - Brasile. Il paese ospitante è la Germania, uscita a pezzi dal conflitto mondiale. Si gioca quindi al piano interrato di un vecchio magazzino alla luce di una candela, non essendoci le strutture e gli impianti adatti. A tre mani dalla fine l'anello debole della squadra Thailandese, Lan Chow Li, scaglia con prepotenza il tre di briscola per accaparrarsi l'asso di coppe, ma preso dalla foga sbatte il pugno sul tavolo con troppa energia facendo cadere la candela sul mazzo restante, che va inevitabilmente in fiamme. Secondo le regole di allora si procede al conteggio dei punti senza disputare le mani restanti, e trovandosi in situazione di perfetta parità [43-43 secondo fonti ufficiali] viene assegnata la vittoria alla squadra Carioca in quanto vittima incolpevole dell'incidente. L'errore di conto del thailandese passa su tutti i giornali che il giono dopo titolano Una giocata che non vale la candela. Fosse stato giocato l'asso di briscola anzichè il tre infatti la vittoria sarebbe andata agli asiatici. Peccato.

3) Formula 1. Nel gran premio di Monza dell'94 fa scalpore l'abbandono a 6 giri dal termine dello sconosciuto Van Jeghel, che si trovava in testa solitario. Ci son voluti 12 anni e una puntata di Voyager per sapere la verità sull'accaduto; il pilota si era accorto di un difetto nel motore della sua vettura, che aveva cominciato a non funzionare intorno ai 9 giri dal termine. L'olandese tenne duro per altri 3 giri, ma quando si accorse che il danno stava raggiungendo le candele non se la sentì di continuare. Secondo indiscrezioni la giustificazione che diede al proprio team appena rientrato ai box fu proprio Questo gioco non vale le candele. Nessun meccanico ha potuto biasimare il pilota, che lasciato la carriera di pilota lanciò una famosa campagna dallo slogan E se fosse lei ad abbandonare te? La macchina è tua amica, trattala come tale.

Ci sarebbe sicuramente una busta 4, che conterrebbe al suo interno probabilmente una busta 5 e 6, ma l'ora comincia a farsi tarda e sicuramente il gioco non vale la candela. Maledetto d'un piemontese.

Comunque.

"Ma il tempo sta cambiando

ed e' ora di far pace con i miei maglioni."
Ne ho tanti di post in mente che devo scrivere [e quando dico tanti intendo due/tre] e anche precedenti a questo, ma mi sembra giusto restare sul pezzo, almeno per una volta. Prendo dunque spunto dalla aina [niente domande] per riflettere sull'inevitabile cambio di stagione.

Posto che a) sono la persona piu' calda che conosco, nel senso che giro in maniche corte quando gli altri stanno pensando di cambiare il giubbo estivo con il piumino, e b) mi piace sentire il freddo, quindi se ogni tanto mi vedete in maniche corte non chiedetemi Ma non hai freddo? perche' la risposta e' No oppure Si, ma mi piace. Qui non ci sta il punto, ma il periodo diventava decisamente troppo lungo e complicato per le mie possibilita', quindi prendetevi pure una pausa che ve la meritate.

Dicevo, posti a) e b), potete [non del tutto] ben comprendere lo sgomento quando l'altra sera ho scambiato le infradito con le ciabatte vellutate e, lasciatemi lanciare un argh, mi sono infilato la giacca della tuta. Gia', argh.

La mia coscienza ci ha anche provato a convincermi di un momento di debolezza, che il giorno dopo sarei ripartito alla grande beccandomi i soliti sguardi indiscreti [ma neanche tanto] di chi mi prende per matto, ma niente. In effetti devo dire che la mia coscienza sta perdendo colpi. O forse comincio a conoscelra troppo bene, sta birba, ma tant'e', centra niente.

Dicevo, ma niente. Il giorno dopo sono tornato a casa e ho trovato la stufa in cucina andante con brio. Il che, tra l'altro, significa giretti su e giu' per le scale a prendere la legna, il che indubitabilmente contribuisce al mio rifiuto di sentire freddo.

Come dicono i saggi qui dalle mie parti, ne vince piu' la pigrizia che il freddo.
I saggi dalle mie parti al momento e' un circolo comprendentte il solo me stesso,
Comunque.

PostScriptum [che nel caso ci sta alla grande perche' si traduce con Scritto il post -> dopo il post {che dritta!}]: la prima frase citata deriva dai Cappello a Cilindro, e come dice qualcuno, fatevi un piacere e andate ad ascoltarli.

lunedì 5 ottobre 2009

Da qualche parte sopra l'arcobaleno

Fischiettando, con la testa rivolta all'insu'.
- Who really care where?
- Come?
- No dico, a chi importa il punto esatto?
- ...
- Voglio dire, che me ne faccio del punto esatto? Sono sopra un arcobaleno, perche' dovrei aver bisogno di sapere dove esattamente? Non posso per una volta restarmene in disparte, guardarmi da fuori senza avere necessariamente la situazione sotto controllo?
- Beh, suppongo di si.
- Gia'. Suppongo anch'io.

Mi ritrovo nuovamente a fissare le nuvole, mentre la musica risolve in maniera piu' naturale del solito in What a wonderful world.
- Davvero, vorrei fosse cosi semplice.
- Cosa?
- Tutto, tutto questo. E anche buona parte del resto.
- Beh, se ci pensi bene lo e'. No?
- Suppongo di si.
- Gia', suppongo anch'io.

- Perche'?
- Perche' cosa?
- Uff, odio quando non mi capisci al volo.
- Ah gia', scusa, colpa mia. Uhm, beh, perche' no?
Mi giro visibilmente contrariato, ma non c'e' piu' nessuno. Non c'e' mai stato.
Torno in posizione, cercando di mitigare le sensazioni sgradevoli che mi procura la vista del soffitto. In effetti e' piuttosto buio, potrebbe benissimo essere un cielo coperto di nuovole. Sento gia' il vento che mi pizzica la pelle.
Immagino pero' che avrei difficolta' a trovare un prato cosi' comodo.

Somewhere over the rainbow, way up high
Diavolo, quanto vorrei saper fischiettare bene.