mercoledì 30 settembre 2009

Della non linearita' del tempo

Durante l'ultimo allenamento ho avuto modo di approfondire un'interessante teoria che non sono mai riuscito a concretizzare, sulla variabilita' dell'unita' di tempo in talune situazioni.

Si chiami 1s tale unita', che in condizioni normali assume il valore convenzionale di un secondo. Posto fp=fatica_provata e fs=fatica_sopportabile, e con fatica_sopportabile si intende la quantita' di fatica ancora disponibile al consumo, dicevo, posto cio', una volta a regime si puo' tranquillamente ed empiricamente inconfutabilmente affermare che 1s=fp/fs.
Si puo' quindi notare come l'unita' di tempo cresca in maniera proporzionale alla fatica provata e inversamente proporzionale alla possibile fatica sopportabile.
Ecco quindi spiegato, con regola generale, perche' verso la fine dei giri di corsa un secondo tende a piu' infinito secondi (essendo la fatica provata massima, e avendo fatica sopportabile tendente a zero).

Interessante poi notare il contributo portato dall'esimio Dott. nonche' Ing. Cranhposky, il quale affina tale formula aggiungendo il recicropo del tempo mancante al riposo. Indicando quindi tr=tempo_mancante_al_riposo si puo'ottenere la formula definitiva 1s=fp/fs+1/tr, che porta l'unita' di tempo ad aumentare man mano che ci si avvicina al momento di pausa.

Quindi, cari colleghi, non crucciatevi piu' nell'ormai banale quanto superata domanda "Perche' quando si fa fatica il tempo sembra non passare mai", e lasciate i "sembra" alle questioni esoteriche: questa e' scienza.

Comunque.

sabato 26 settembre 2009

It's finish finish.

Vorrei anche raccontarvi di quanto son contento che sia finita, che abbia preso sta laurea [anche se tra 5 giorni si ricomincia], che mi son tolto un peso e soprattutto che ora posso cancellare tutti i file TesiBeta TesiCorretta1 PresentPdf PresLight Tesi*, ma non lo faro'. Cioe', non ve lo raccontero' [i file li ho gia' cancellati, ci mancherebbe]. Anche perche' non vorrei, a discapito di quello che ho scritto ad inizio post.
Beh, di qualcosa magari vorrei, ma non di tutto. Vorrei, non vorrei, ma se vuoi, giusto per citare.

Ad ogni modo, quel che vorrei e' raccontarvi dell'amata vecchina che ha cantato con me, un'ultraottantenne che mi seguiva sulle parole di Ronan Keating e mi precedeva su quelle di Romagna Mia. Vorrei raccontarvelo, stavolta davvero, ma non lo faro'. Non c'ho proprio voglia.

E quindi giustamente voi vi chiederete Ma allora perche' lo scrivi? E soprattutto, se vorresti perche' non lo fai?. Ve lo chiederete, vero? D'altronde, chi non se lo chiederebbe. [e notate il punto che non e' interrogativo.]
Il motivo principale e' che ora tutti i condizionali posso risolverli anche negativamente. Non c'e' piu' un Dovrei scrivere alla prof da leggersi Devo scrivere alla prof, ora Dovrei puo' essere tradotto con Non ho intenzione di, Magari se ho voglia un altro giorno, o anche con Birillo.
Si, posso tradurlo con Birillo, perche' ora posso. Perche' ora sono libero.
Perche' non ho voglia di spiegarvelo bene, quindi ceste.

Perche' non lo volevo neanche scrivere sto post, e infatti si vede, ma era doveroso. Perche' sono libero di impormi dei doveri, ora.
Perche' non so piu' come chiuderlostoma
ledettopost!

Comunque.

mercoledì 23 settembre 2009

Ma poi arriva il treno

E c'era li la ferrovia, li sotto, ad un piede e mezzo da dov'ero io. Io ero sul ciglio del marciapiede, a meta' tra i binari e quella linea gialla che dovrebbe essere invalicabile. Gia', dovrebbe, ma proprio non ci ho fatto caso mentre ci passavo sopra, non ci ho badato, ero sovrapensiero. Guardavo dall'altra parte.
Dall'altra parte dei binari c'era un altro marciapiede, identico a quest'altro, solo che le erbacce ne avevano conquistato circa la meta'. D'un tratto mi venne voglia di andare di la, sull'altro marciapiede, a vedere la stazione da un'altra prospettiva. Vedere l'infinito di destra voltandomi verso sinistra, e quello di sinistra voltando la testa verso destra.
Ma c'erano i binari in mezzo.
C'erano i binari, ed e' vietato oltrepassare i binari. Mancavano ancora dieci minuti prima dell'arrivo del treno e in stazione non c'era anima viva. Ma e' vietato oltrepassare i binari.
"Attenzione, allontanarsi dalla linea gialla.".
La voce dell'altoparlante mi risveglia. Poco male, ormai non c'e' piu' tempo. Anche se lo volessi.
Attraverso i binari, guardo a destra, sinistra, riattraverso.
Niente. Niente di tutto quello che mi ero immaginato.
Mi chiedo se sia stato meglio togliersi questo potenziale rimorso, o se fosse stato piu' interessante restare con il dubbio.
Ma poi arriva il treno.
Arriva sempre un treno, mi dico.

sabato 19 settembre 2009

Melanconia, non malinconia

In un momento di sconfortante razionalita' mi son deciso a cercare come il mondo convenzionalmente definisce quel sentimento che tanto mi piace, quello che mi viene nelle giornate di pioggia o anche solo ben nuvolate. Questo perche' di solito lo definivo malinconia, ma malinconia c'ha il difetto di essere una parola che sa di negativo, che quando dicevo Oggi e' una giornata malinconia poi mi si chiedeva Come mai, che ti e' successo?. E spiegagli tu che No, non e' una cosa brutta, e' solo ... e' ...
Bravo, cos'e'?
Ora lo so, dicasi melanconia.

A dire il vero, partendo dalla definizione di malinconia, ho trovato una definizione di un tale Victor Hugo che mi ha fatto pensare No, e' proprio mailnconia, e' il mondo che non sa bene cosa significhi. La malinconia e' la felicita' di essere tristi, questo diceva Victor Hugo.
E io stavo anche gia' per decidermi su questo termine, ma poi e' saltato fuori che La melanconia è un "umore nero" non nel senso moderno di rabbia o stizza, ma più intesa come un dolce oblio, una leggera venatura di tristezza che pervadeva il carattere, rendendolo profondo ed orientato alla pace ed all'introspezione.
O almeno questo secondo la bibbia del ventunesimo secolo a.k.a. Wikipedia.

Va da se' (#13) che ho votato per quest'ultima, anche se foneticamente melanconia fa abbastanza schifo, ma tant'e', e' tipico dell'atteggiamento melanconico schifare qualcosa. In senso buono, ovviamente, sempre in maniera pacata.

Quindi, giusto per dare un po' concrettezza a tutto cio', oggi e' una giornata melanconia.
O almeno cosi dice Wikipedia.

Comunque.

giovedì 17 settembre 2009

Voi ce l'avete un amico che ha scritto un libro?

Ieri questo mio amico che ha scritto un libro me ne ha portato una copia in regalo. Pensavo che e' una cosa tanto strana e bella che un tuo amico ti regala un libro scritto da lui, che io ero talmente elettrizzato che anche se l'avevo gia' letto, anche se ce ne avevo un altro da finire, di libro, anche se era passata mezzanotte mi son messo a rileggerlo, il libro di questo mio amico.
L'avevo gia' letto una volta, l'avevo preso dalla biblioteca ma l'avevo letto come si legge un libro normale, per capirsi. Tra l'altro, scritto anche bene per carita', ma non ha certo la pretesa di cambiarti la vita, come libro.

E insomma prima di leggerlo l'ho rigirato un po' per le mani, aspettando che mi arrivasse quel profumo di nuovo; io non e' che ho molto a che fare con i libri nuovi, spesso li prendo in biblioteca o quelli che ho a casa passano sempre per altre mani prima di arrivare a me, pero' mi sembra che quelli nuovi presi dalla libreria c'hanno un po' di odore di libreria. Questo invece sapeva solo da libro appena stampato, sapeva proprio di nuovo.

E poi allora ho cominciato a rileggerlo, ma stavolta lo leggevo pensando che l'aveva scritto questo mio amico, quindi mi fermavo su ogni frase a vedere se io avrei fatto cosi', se avrei usato quelle parole o altro, perche' in un certo senso avrei potuto scriverlo io quel libro, visto che l'ha scritto uno che conosco che non pensavo avesse scritto un libro. E' un po' strano in effetti leggere un libro di uno che ci parli come se non avesse scritto un libro.

E poi quando ho ritrovato i protagonisti di sta storia mi son detto che dev'essere strano scegliere i nomi dei personaggi di un libro tuo, che e' un po' come scegliere il nome dei tuoi figli, che devono proprio piacerti quei nomi perche' senno' non lo finisci mica un libro a scrivere dei nomi che non ti piacciono. Non ci avevo mai fatto caso alla scelta dei nomi sugli altri libri, quasi mai.

E niente, pensavo che vorrei anch'io scrivere un libro, che deve essere affascinante come esperienza, solo che non deve essere mica facile mettersi in gioco cosi', che poi non ti puoi pentire.
Devi avere degli amici intelligenti per scrivere un libro, secondo me.

E poi pensavo anche che leggere troppi libri fa male ad uno scrittore, che poi gli vengono in testa troppe frasi banali che ha letto qua e la, ed e' difficile scrivere qualcosa di solo tuo, e quindi io potrei essere anche un buon scrittore. Ma questo lo pensavo a mezzanotte e mezza dopo qualche giro di birre, e non so mica se vale.

Comunque.

mercoledì 16 settembre 2009

Voglio ricominciare la scuola!

Voglio ricominciare a seguire i corsi, ad alzarmi presto (tra le 8 e le 9 si intende), a non avere pensieri per la settimana dopo, a rileggere la lezione il pomeriggio stesso (per le prime due settimane, ovvero il tempo di vita massimo di un buon proposito), a fare il cruciverba del Metro anziche' seguire (ovvero le restanti 7 settimane di corso), ma soprattutto voglio non aver piu' problemi burocratici e scadenze!

Il rapporto tra l'importanza della mia tesi triennale e le preoccupazioni che mi porta tende ad un numero che in un piano cartesiano con unita' di misura di un quadrettino su un foglio di quaderno normale si trova piu' o meno tanto in la'. Nel quaderno del vicino di banco. Ma del vicino sinistro, facendo il giro intero del globo.

Oggi almeno qualche punto l'ho fissato: le tesi le ho stampate, sono uscite le date e gli orari definitivi (no beh, manca solo una settimana, fate pure con comodo, al massimo fatemi uno squillo quando tocca a me), faccio tutto in giornata -> mi vesto bene solo un giorno (ora io dico hip hip e voi rispondete urra'!), ho semi-quasi-deciso che non faccio rinfreschi in loco ma tutto a casa alla sera. Credo. Uff, no ok, questo non l'ho ancora deciso deciso.

E in ogni caso alla prossima non mi presento, voglio il voto via mail.

Comunque.

mercoledì 9 settembre 2009

La soluzione della mamma

Non si intende una particolare soluzione fornita da una particolare mamma, quanto una tipologia di soluzione. Ovvero quella che sembra non esserci ma che l'individuo noto come mamma ha sempre nel taschino. (#..no dai, non uccidiamo la fantasia, questa ci sta).

Ovviamente devo partire da una particolare soluzione di una particolare mamma, in particolar modo la mia.

Tra mezz'ora devo andare all'allenamento di calcio, piu' in particolare (che e' la parola del giorno per chi ancora non l'avesse intuito) stasera abbiamo un amichevole, e convenzione vuole che per le amichevoli ci vestiamo tutti con la stessa maglietta fornita dalla societa'. Oddio, la stessa... una a testa, non proprio la stessa. Ma comunque ne esiste solo una per individuo.
Su per giu' (#12) quindici minuti fa mi accorgo di non avere la maglietta sotto mano. Piu' in particolare la trovo nel cesto della roba da lavare. L'unica maglietta a testa.

Dicono che nei momenti di panico, com'era questo, la mente umana si blocchi. Mentono.
Sara' che sono un genio (#12bis - la considero come frase insensata), ma nella mia mente si facevano strada le soluzioni piu' disparate. Ecco quindi che in due minuti lavo la maglietta a mano e cerco di asciugarla col fohn (si, si scrive cosi).
Non chiedetemi perche', ma dopo cinque minuti mi salta la corrente. E non avevo altri elettrodomestici in funzione. Magia nera.

Comunque, ora nel panico piu' particolare (ci stava meglio assoluto, ma cosa volete, le parole del giorno non si lasciano sopraffare troppo particolarmente), abbandono le speranze di avere una maglietta funzionale per l'amichevole, quand'ecco arrivare una figura con un mantello svolazzante alle spalle.
Si, anch'io pensavo fosse Medioman, invece era mia madre. Poco male, soprattutto considerando che col ferro da stiro me l'ha asciugata in cinque minuti. ...me l'ha asciugata in cinque minuti! (tutto sta nella particolarita' della punteggiatura).

Eccomi dunque ad astrarre questo concetto della soluzione della mamma, da cui tra l'altro vi si puo' arrivare etimologicamente, dal klingon: ma = soluzione, mmah = geniale che di solito non si trova.
L'ultima h e' stata persa a causa delle colonie straniere che hanno invaso e deturpato la cultura klingoniense/iana. Cultura senza dubbio particolare.

Comunque.

venerdì 4 settembre 2009

Manzoni chi?

Uella' Manzo! Quanti e' che erano i tuoi lettori? 18, 19? 'spe che controllo dai ...

"Ai miei venticinque lettori"

Eeeeh! 25? Venticinque?! Ma e' un numerone! Venticinque lettori sono tantissimi, eh, sei bravo te, altroche'. Averceli i tuoi lettori.
Spetta, controllo i miei va, cosi giusto per fare. Son li in basso a destra, c'e' un numeretto, lo vedi? Riesci a leggerlo o ti servono gli occhiali? A me sembra un

D U E C E N T O N O V A N T A S E I

Ahah, e tu quanti, 25? Ahah, che poveretto! La tua opera migliore ha 25 lettori, io faccio un blog e sono gia' a piu' di dieci volte i tuoi. Impara, barbone!

Non ce l'ho con te, eh, ci hai provato, ti e' andata male. E' che non lo sai fare, lo scrittore, non sei proprio tagliato, mi spiace. Meglio che ti trovi un altro lavoro va, magari in qualche lavanderia, che lavare i panni sui fiumi non va piu' di moda.

Venticinque, ma dimmi te.

E voialtri non ditegli come funzionano le visite, che una persona e' contata 73 volte, senno' mi frega. Che tanto lui di ste cose tecnologiche non ne capisce niente.

Comunque.

giovedì 3 settembre 2009

Sto leggendo Calvino

in questi giorni per la prima volta. Cerco di riassumere ed esprimere qualcosa ma temo mi sara' difficile essere sensato, per via di questo Cheggenio! che continua a venirmi su.

Allora, ho cominciato a leggere La giornata d'uno scrutatore, ma dopo una decina di pagine ho deciso che non mi andava.
Cosi' son passato al successivo, Le cosmicomiche, serie di racconti; ne ho letti un paio, piacevoli e interessanti, ma non ne avevo piu' voglia.
Cosi' son passato al successivo, Ti con zero, e ... ma forse dovrei spiegare com'e' che passo al successivo cosi'.

L'oggetto del mistero di cui sto parlando e' un Calvino - Romanzi e racconti vol. II della Mondadori, per la precisione de I meridiani. Avete presente? (nulla di piu' fastidioso): un pacchetto di libro, copertina rigida di quelle col dorso staccato (nulla di piu' fastidioso), con i cordini/segnalibri che ti cascano sempre davanti indipendentemente dalla quantita' di attack usata per incollarli sul retro (nulla di piu' fastitioso), con le pagine di carta velina che girarle provoca piu' sofferenza a me che a loro. Nulla di piu' fastidioso.

Comunque, dicevo, Ti con zero: cheggenio! Son quattro racconti per un totale di una quarantina di pagine, ed e' per questo che quando li ho finiti il mio pensiero e' stato Che genio! Pero' son trucchi che puoi usare su racconti brevi, voglio dire, un romanzo non lo puoi scrivere cosi.
Cosi passo al successivo, Se una notte d'inverno un viaggiatore. Bastano le prime righe per capire che Diavolo, l'ha fatto di nuovo, sto genio!.

Ora, ieri ho letto una settantina di pagine, e ogni nuovo capitolo era un Ma no, assurdo, cheggenio!, ormai abbastanza monotono e ripetitivo, ma tant'e'. Poi ad un certo punto mi son pian piano dissolto tra lettura e sonno, ma ricordo perfettamente quando ho chiuso il libro, perche' ho pensato Si vabe, ma non puo' fare tutto il libro cosi, uno perche' non ce la puo' fare, e due perche' comunque risulterebbe noioso poi.
E poi ho pensato Diavolo, ma l'ho gia' fatto sto ragionamento, e mi ha gia' fregato una volta! Perche' lo so che sai cosa sto pensando, anzi, son quasi convinto che nel prossimo capitolo me lo scrivi quello che sto pensando, tanto per darmi sta dimostrazione di superiorita'.
E allora che tu sia dannato, maledetto genio.
Ma io sto bluff voglio fartelo portare fino in fondo, voglio venirti a vedere. Puoi pure sparare alto quanto vuoi, ma stavolta non mi freghi.
Maledetto genio.

Comunque.

martedì 1 settembre 2009

Seee! ttembre.

Oggi comincia Settembre.

Lo finirei anche qui sto post, ma mi sento obbligato ad aggiungere qualche collegamento, diciamo per chi non ama i viaggi mentali senza sapere dove arrivare, senza sapere quanto manca.
Ma vi do giusto qualche hint, eh, tipo quei segni bianchi e rossi che si trovano nei sentieri di montagna, che quando arrivi su uno devi guardarti intorno per cercare il prossimo e capire la direzione da tenere.
Che non crediate che vi rubi tutto il divertimento.

Il caldo si perde, che star fuori e' un piacere, adesso. Tissciort+camicia a mantello. Giallo e rosso, Settembre, non il mantello. Malinconia, quella bella. Buoni propositi. Settembre (sentite il suono, Settembre, Settembre
SettembreSettemb

Praticamente vi ho indicato dove mettere i piedini, ma siete liberi di perdervi e farvi un giretto un po' fuori dal sentiero, ma portatevi il cellulare, che conosco gente che da Settembre non e' piu' tornata. E forse un po' li invidio.

Comunque.