mercoledì 2 dicembre 2009

Un post inutile che in fondo tanto inutile non è

Ma anche si.
Diciamo che ha l'unico scopo di farmi riprendere i contatti con 'sto blog che nell'ultimo periodo ho un po' snobbato. E a dire il vero io all'inizio mi ero detto che avrei scritto solo quando avessi voluto, che se non mi andava più amen, ma poi boh, ci sono tante cose che inizio e poi mi stufano, e comincio a stufarmi anche di questa cosa che mi stufo, che mica posso sempre lasciar li tutto, e di questa non mi voglio stufare tanto presto, e quindi mi sembrava una buona occasione una volta tanto per continuare un'idea e sovvertire la mia indole.
Che io comincio un sacco di cose e non ne finisco ness

Ahah, che burlone! come avrete intuito continuerò sulla linea dell'ilarità dilagante, dato che sono un portatore sano di simpatia [nel senso che ce l'ho ma non mi fa niente].

Quello che mi ha fatto scrivere sto post, il motivo scatenante, la scintilla, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la sensibile che mi ha fatto risolvere nella dominante, l'assist che ... uhm, no questo decisamente no, vabè insomma, tutto questo e molto di più è stato il risveglio stamattina.

Stamattina mi son svegliato e mi ci son voluti circa tre minuti per capire dove mi trovavo: ero circondato dal disordine. I mucchi di vestiti, stirati e non, avevano invaso tutto lo spazio pedonale in una protesta neanche troppo pacifica; alcuni portavano cartelli con su scritto L'entropia vive, Entropia una di noi, Forza Juve [almeno avevano buon gusto]. E poi c'era ogni sorta di oggettistica immaginabile sparsa per la stanza: libri, strumenti musicali, strumenti di tortura, un inglese che concordava con un arabo il prezzo di un cammello d'avorio indiano [sto ovviamente un po' romanzando, era un semplice cammello di legno], e via discorrendo.
La porta, la mia unica via d'uscita, era così lontana che per raggiungerla ho dovuto immaginarmi a bordo dell'aereo dello spot dell'amaro Montenegro, in una tempesta infuriante, un'impresa impossibile, ma dovevo farcela, pathos, alcool, demenza.

E niente, m'è venuto da pensare che alla fine tutta l'entropia che non ho scaricato nel blog si era accumulata nella mia stanza, la cui antropomorfizzazione rappresenta inevitabilmente il mio essere interiore, e quindi dovevo riprendere a scrivere per riordinare la mia vita. Me lo dovevo.
[Quest'ultimo paragrafo è visibilmente di troppo, ma era necessario per portare il livello cultura/filosofia ad un valore accettabile. Tentativo fallito. Non che ci sperassi in realtà, ma ci dovevo pur provare.]

[Comunque.]

2 commenti:

  1. comunque lo stato della tua stanza non è cambiato...se invece di scrivere sistemavi, non era meglio?

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  2. pensa par ti che ormai me tocca trarte da magnare rento a stansa parche' no te ghe passi pi.

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